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mercoledì 12 dicembre 2012

Questa storia è troppo mafiosa

Tutto quello che (non) avreste voluto sapere su camorra, mafia e ‘ndrangheta. Epicizzare la storia, personaggi e eventi trasformando in eroi e imprese, su fondali muti, oggi si dice fuori contesto, si è sempre fatto, ma senza pretese sociologiche. Queste storie bugiarde della mafia, che non ne prospettano mai la natura di vessazione sui comuni cittadini, sono anche criminali. Lo sarebbero se ci fosse ancora una concezione non strumentale del diritto – strumentale ai poteri: politico ma anche editoriale, e di opinione. John Dickie è doppiamente colpevole, che non traduce “Darkest Italy”, con cui si rese benemerito degli studi sull’unità d’Italia a fine Novecento, sulla traccia dell’americano Nelson Moe. Sugli stereotipi imposti al Mezzogiorno come una “maniera di essere” dell’Italia stessa, la creazione di un “altro” brutto, sporco e cattivo a fronte del quale perdonarsi e esaltarsi. Troppo impegnato a scalare le classifiche, moltiplicando qui per tre il successo di “Cosa Nostra” cinque anni fa?
Per il poco che naviga fuori del “misteri dei ministeri”, lo storico non trova altro che Osso, Mastrosso e Carcagnosso. “Gallinelle” e “pollanche”. E bambini “pungiuti”. I mafioso sono qui con noi: perché questi storici non vanno a incontrarne uno, magari una “pollanca”?
John Dickie, Onorate Società, Laterza, pp. 432 € 20 

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