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domenica 9 dicembre 2012

Che risate l’Italia, senza allegria

Un’inversione che è un trattato filosofico: non la povera Italia, ma Italia povera, senza l’articolo. Come è dell’umorismo di Bucchi. Nero, si dovrebbe dire. Ma più che altro è pieno di sensi da sviscerare. Attraverso le inversioni, che sono il trademark del columnist grafico di “Repubblica”, di parole, sintassi, immagini, significati.
Un lavoro da storico, se se ne seguono correttamente i meandri. Bucchi non si limita ogni anno a commentare giornalmente l’evento, ma nell’evento riflette e analizza costanti, rinascite, ritorni, con ombre, deviazioni, trappole. Piazza Fomtana, l’Italicus, Bologna, Pisciotta e Sindona, Berlusconi e Padre Pio, Bucchi non dimentica, e non tralascia.
Un lavoro isolato, Bucchi non ha creato un genere. Ha faticato anche a trovare un editore. Il fumetto è freddo, quando non è cattivo. La sua grafica distanzia invece di coinvolgere, con collages, proiezioni, riproduzioni, viraggi d’immagini note. Si può ridere, di un mondo non allegro.
Massimo Bucchi, Italia povera, Saggiatore, pp. 156 ill., € 13

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