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venerdì 10 gennaio 2025

Se l’epicentro si sposta all’Artico

Trump si muove così – come quando faceva il personaggio in tv: pone un problema come si lancia un sasso nello stagno, smuove le acque, che poi in qualche modo si ricomporranno. Nel mentre lascia che siano gli altri a interpretare il “sasso”, a maturarlo. Anche oltraggioso ma non folle, come lo vorrebbero gli psichiatri americani – almeno quella ventina che se ne sono detti certi, sui quasi quarantamila che ne conta l’Apa, American Psychiatric Association. Una diversa lettura si è avviata nelle cancellerie di mezzo mondo delle apparenti oltraggiosità del primo discorso pubblico di Trump.
Il disegno di fare “americani” Canada e Groenlandia risponde poì al personaggio storico cui si ispira, Theodore Roosevelt, il premio Nobel per la pace e uno dei quattro presidenti del monte Rushmore, padre della patria al pari di Washington, Jefferson e Lincoln. Th. Roosevelt a fine Ottocento fece lo stesso con i Caraibi: creò Panama, col Canale, e scippò ogni residua colonia ala Spagna, nei Caraibi e nel Pacifico.
Canada e Groenlandia devono essere “americani” perché sono al centro del prossimo cenro degli affari internazionali, l’Artico. Col previsto scioglimento dei ghiacci eterni, l’Artico diventa un mare navigabile, e Russia e Cina hanno gli Stati Uniti a un “tiro di schioppo”. Di più se ne avvantaggerà la Russia, diventando infine una potenza marittima. Anche gli affari si sposteranno in parte in qull’area, ricca di minerali pregiati. Ma sul piano militare l’Artico diventerà la prima e maggiore area di confronto.  

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