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La coscienza sporca dell’atomica
È
in realtà un “notizie su Hiroshima”, vent’anni dopo l’atomica, un disvelamento di molte ipocrisie. La raccolta
delle corrispondenze che il futuro Nobel fece dall’estate de1 1963, inviato a
raccogliere le testimonianze dei sopravvissuti, a maggio 1965. Non dei
sopravvissuti, il Giappone non li chiama così, ma hibakusha, vittime di un’esplosione – termine ritenuto meno
offensivo, rispetto ai morti, di “sopravvissuti, superstiti”. Racconti di
sofferenze, tra tanto coraggio o volontà di vivere. Ma, di fatto, testimonianza
di come gli effetti del bombardamento atomico, benché gli Stati Uniti lo
dicessero analizzato da esperti militari e fisici, in realtà non erano stati
considerati. Forse per l’onda d’urto, non per i tanti tipi di tumori
provocati dalle radiazioni.
Ci
fu anche malafede. “Nell’autunno del
1945 il Nucleo ricerche dell’esercito statunitense sui danni causati
dall’esplosione atomica diffuse una nota d’ottimismo, annunciando che «tutti i
citadini destinati a morire a causa dell’esplosione atomica e della ricaduta
radioattiva sonp già deceduti», e che si potevano inoltre escludere casi futuri
di anomalie fisiologiche dovute agli effetti postumi delle radiazioni”. Un
ottimismo fuori posto, subito condiviso localmente. L’ospedale di Hiroshima
comunicava che, da un totale iniziale di 306.000 pazienti affetti da problemi
generati dall’esplosione, il numero dei degenti è sceso a 300 nel mese di
novembre e a 200 negli ultimi giorni”. Senza cosidserare che, essendo
l’ospaedale senza porte e senza finestrre, all’approssimarsi dell’inverno chi
poteva se ne era andato.
La
corrispndnenza del dicembre 1964 poteva annotare: “A tutt’oggi, dopo vent’anni,
il quadro relativo agli effetti della bomba atomica sul genere umano risulta
ancora assai frammentario”. Col terrore, anche per i medici, di connettere la
varie forme di leucemia che venivano manifestandos alle radiazioni.
Un
memento mori della scienza. Il racconto delle scemenze che si sono susseguite
dopo l’impiego della bomba atomica in Giappone ridicolizza putroppo la scienza.
A margine naturalmente del dramma-non dramma, non detto, non celebrato,
dell’uso della bomaba. Che un comitato di scienziati, trta essi Fermi,
raccomandò di utilizzare tranquillamente sui civili.
I
bombardamenti aerei non sono “civili”, si sa anche se non si dice, non
colpiscono il nemico, la forza del nemico, l’esercito del nemico, colpiscono
chi capita. Il bombardamento atomico non fu nemmeno valutato – nella migliore
delle ipotesi - nelle sue implicazioni e estensioni. A metà del racconto di Ōe,
pp.156-157, si riassme il “dibattito” sugli esiti postnmi del bombardamento
atomico. Di una malafede sorprendente. Ma, ancora più sorprendente, mai
denunciata o qantomeno abiurata. Io-e-il-mio-Dio non è mai giunto a tanto –
Hitler, in fondo, non è chi non lo condanni.
Kenzaburō
Ōe, Note su Hiroshima, “Corriere
della sera”, pp. 215 € 9,90
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