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mercoledì 22 maggio 2013

Letture - 138

letterautore

Incipit – A lungo mi sono coricato di buonora.
Solenne e paffuto, Buck Mulligan comparve dall’alto delle scale, portando un bacile di schiuma su cui erano posati in croce uno specchio e un rasoio.
Sull'Atlantico un minimo barometrico avanzava in direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Russia, e non mostrava per il momento alcuna tendenza a schivarlo spostandosi verso nord.
Eh bien, mon prince, Gênes et Lucques ne sont plus que des apanages, dei dominî de la famille Buonaparte. Non, je vous préviens que si vous ne me dites pas que nous avons la guerre, si vous vous permettez encore de pallier toutes les infamies, toutes les atrocités de cet Antichrist (ma parole, jy crois), je ne vous connais plus, vous nêtes plus mon ami, vous nêtes plus il mio fedele schiavo, comme vous dites. Su via, buona sera, buona sera. Je vois que je vous fais peur, sedete e raccontate.
Entrò Carla; aveva indossato un vestitino di lanetta marrone con la gonna così corta, che bastò quel movimento di chiudere l’uscio per fargliela salire di un buon palmo sopra le pieghe lente che le facevano le calze intorno alle gambe.
Ognuno sa che il marxismo….
Quale di questi libri sarebbe stato pubblicato basandosi sugli incipit di cui sopra? Nell’ordine, la “Ricerca” di Proust, l’“Ulisse” di Joyce, “L’uomo senza qualità”, “Guerra e pace”, “Gli indifferenti”, e Hélène Carrère d’Encausse, ”L’impero scoppiato”, libro profetico sull’Urss nel 1978. A prescindere dall’ulteriore handicap del francese, oggi ignoto.
Joyce può essere diverso. Quella di sopra è la traduzione di Giulio de Angelis del 1960. Quella recente di Enrico Terrinoni dice: “Statuario, il pingue Buck Mulligan spuntò in cima alle scale, con in mano una ciotola di schiuma”. Mentre l’alternativo Celati propone: “Imponente e grassoccio, Buck Mulligan stava sbucando dal caposcala con in mano una tazza piena di schiuma”. Ma non migliore. Neanche nell’originale: “Stately, plump Buck Mulligan came from the stairhead, bearing a bowl of lather on which a mirror and a razor lay crossed”.
“L’uomo senza qualità” continua:  “Le isoterme e le isòtere si comportavano a dovere. La temperatura dell'aria era in rapporto normale con la temperatura media annua, con la temperatura del mese più caldo come con quella del mese più freddo, e con l'oscillazione mensile aperiodica. Il sorgere e il tramontare del sole e della luna, le fasi della luna, di Venere, dell'anello di Saturno e molti altri importanti fenomeni si succedevano conforme alle previsioni degli annuari astronomici. Il vapore acqueo nell'aria aveva la tensione massima, e l'umidità atmosferica era scarsa. Insomma, con una frase che quantunque un po' antiquata riassume benissimo i fatti: era una bella giornata d'agosto dell'anno 1913”.

Nel racconto “Il lettore della casa editrice” Giuseppe Pontiggia, che fu lettore di casa editrice, e maestro di scuole di scrittura, pasticcia Chiara, Volponi e, probabilmente, Svevo, per dire della labilità del mestiere – le note su questi testi riaggiusta in continuazione, non sapendo in realtà come prendersi. E chiude su un “errore”. Dalla pila trae un ultimo dattiloscritto, aprendolo a caso. A p. 4, dapprima interessato ma presto deluso. Sbircia altre pagine: alcune espressioni gli piacciono, altre no. Riapre a p. 30, e legge con attenzione. Poi è di nuovo perplesso. E aggiusta il giudizio, come di autore che “va tenuto d’occhio”.
L’editore, passando per il corridoio, gli chiede come va. Il lettore gli dice che l’ultimo autore va tenuto d’occhio. Brilla l’occhio all’editore, che s’impossessa dello scartafaccio. E subito ne è deluso: “Ma questo plico non doveva essere sul suo tavolo”, dice, “è una nuova traduzione”. Di “Delitto e castigo”.
E se Pontiggia avesse letto l’incipit? “All'inizio di un luglio straordinariamente caldo, verso sera, un giovane scese per strada dallo stanzino che aveva preso in affitto in vicolo S., e lentamente, come indeciso, si diresse verso il ponte K.” I manuali di scrittura vogliono questo incipit “da manuale”. Ma Pontiggia sarebbe andato oltre?  

Pasolini – Fa senso la foto che si diffonde da qualche tempo, ora visibile su “Rosebud”:
di Pasolini in  secondo piano e quasi in subordine a Ferdinando Adornato e Walter Veltroni ragazzi, benché fosse più alto di loro. Ragazzi ma già boss della Figc - che non era la federazione del calcio. Ma in fondo sintetizza il suo bizzarro assoggettamento al Partito.

Storia – “Oltre ai cd classici, la cancelliere tedesca ha donato al papa anche tre volumi del poeta Friedrich Hölderlin, in edizione originale del 1905”, informano i giornali. È la cancellazione della storia dalla scuola, che un secolo si confonde con l’altro?

Tedesco – Ascoltando alla radio distrattamente, nell’ottima trasmissione “Tutta la città ne parla”, De Gaulle concionare a Ludwigsburg il 22 settembre 1962 in tedesco tutta la sua ammirazione per la Germania, si pensa di ascoltare Hitler. Che come si sa soprattutto parlava, ai microfoni, stentoreo, in piazza, e perciò spesso viene fatto risentire. Riascoltando De Gaulle su Youtube l’impressione è attenuata, soprattutto dai concetti, ma non del tutto, anche lui è stentoreo - i concetti sono da melassa: “Mi congratulo con voi, giovani tedeschi” e “i valori spirituali, scientifici, artistici e filosofici” che la Germania ha dato al mondo. È il tedesco che vuole questa pronuncia? No. Non nella parlata quotidiana. Nemmeno nella declamazione. A teatro forse sì, ma è la stessa impressione che dà l’inglese, soprattutto Shakespeare – quello di Lawrence Olivier era sempre “tremendo”. Ma si fatica a immaginare Hölderlin, o Goethe, o lo stesso Schiller, parlare così, neanche il terribilista Thomas Mann, spregiatore del mondo. Il tedesco – la lingua – è vittima dello stereotipo.

letterautore@antiit.eu

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