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mercoledì 22 maggio 2013

L’Eni è una banca

Con un ebit, l’utile lordo, a 19 miliardi, che salirà a 21 fra due anni, l’Eni raggiunge le altre major anche su questo fronte: la grandi compagnie, specie le britanniche Bp e Shell, sono ormai da decenni delle grandi finanziarie. Che producono anche petrolio. L’utile netto, a quasi sei miliardi malgrado le supertasse energetiche, salirà ancora fino a 7,5 fra due anni.
L’Eni produce anche una quantità infine ragguardevole di idrocarburi. Tra petrolio e gas raggiungerà fra due anni i due milioni e mezzo di barili giorno, pari a 125 milioni di tonnellate annue tep, di “petrolio equivalente”. Di che coprire ampiamente le importazioni italiane. Ma l’Eni non ha più questa funzione, di garantire gli approvvigionamenti.
La trasformazione in finanziaria si fa in fase di caro-petrolio. Per l’Eni negli ultimi due anni come già per Bp e Shele dopo la crisi petrolifera del 18973, e più dopo quella del 1978. Il 90 per cento degli utili viene dal caro-petrolio, dal settore produzione, che in termini di investimenti prende invece solo il 54 per cento del totale. L’Eni come tutti cavalca l’aumento dei prezzi, senza più alcuna funzione calmieratrice. 

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