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lunedì 20 maggio 2013

Fisco, appalti, abusi – 29

Il global tax rate del reddito per un’azienda anche minima è in Italia pari al 60 per cento, 70,5 per il settore energia. In Germania del 45 per cento in media.
Il costo dell’energia a uso industriale è nell’Europa dell’Est, dalla Serbia (paese chiuso) alla Polonia, la metà che in Italia. In Germania è inferiore del 20 per cento.

Un quarto della bolletta elettrica in Italia sono le accise a favore delle energie rinnovabili. Senza effetto sull’inquinamento, ma a favore di un’“industria delle accise” stesse.

Le legge impone agli enti previdenziali, per bilanciare l’inflazione, investimenti in immobili e altri cespiti patrimoniali “solidi”. Di cui tassa però le plusvalenze, al 20 per cento. Caso unico in Europa.

Poniamo che dal Parco dell’Uccellina, dove sono stati trasferiti e allevati – prima non ci sono mai stati – per costituire la cosiddetta catena ecologica, i lupi sconfinino altrove tutt’attorno. E vi uccidano le pecore. Non è la più grande disgrazia, è la prima di una serie. Bisogna fare una denuncia ai carabinieri e anche alla Asl. Bisogna aspettare la visita dell’anatomopatologo che sancisca le cause della morte. Bisogna perimetrare, scavare e cementare dei loculi per una sorta di piccolo cimitero. Dopodiché seppellire e coprire le carcasse.

Perché la catena ecologica si limita a lupi, cinghiali, daini, vipere e cornacchie? Non ci sono allevamenti di altri animali da foraggiare?

Il custode della multiproprietà rifiuta la bolletta di Eni Gas & Power perché “i signori non hanno il gas”. Creando i soliti problemi, di luce tagliata etc, di cui pare non ci si possa più lamentare perché la privatizzazione li ha resi correnti. Eni avrebbe dovuto mandare la fattura all’indirizzo di residenza, come da contratto, ma questa è inefficienza trascurabile. Però: perché non si chiama Eni Gas & Elettricità? Tanto più che è un’azienda solo italiana.

I prepensionamenti si fanno a carico dello Stato. L’Inpgi, istituto di previdenza dei giornalisti, calcola che dai 12i trattamenti in essere nel 2009, i prepensionati sono cresciuti di 226 nel 2010, di 138 nel 2011 e di 95 nel 2012. Per un totale di 471. Di cui 459 in solo tre anni.
I prepensionamenti sono stati disposti a favore delle aziende più ricche del settore, la Rcs e Repubblica-L’Espresso, previo riconoscimento dello stato di crisi da parte del ministero del Lavoro, benché abbiamo continuato a pagarsi un dividendo. Con una spesa per lo Stato di 43 milioni.

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