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giovedì 26 dicembre 2019

Contro il libero commercio - Napoli saggia e spiritosa

Marco Catucci ha creato una sorta di commonplace book attorno al vulcanico Galiani, con le sue letture appassionate nel vasto corpus di riflessioni, facezie, polemiche, intuizioni dell’abate. Per una lettura anche malinconica, di una Napoli che fu e non è – non sa nemmeno ricordarsi dell’abate Galiani, che fu la sua gloria a Parigi e a Napoli nel pieno dell’illuminismo, esemplare peraltro non anomalo né unico nella città.
Ordinato alfabeticamente, da “Ambizione” a Zelo”, passando per “Azzeneca” (Seneca), “Cacamaglia” (carcere”), “Cannaruto” (goloso), “Cannolicchio”. Ma anche per “Atei”: “In questo secolo Dio fa miracoli in favore degli atei, che dovrebbero almeno, vedendoli, convertirsi”. Per “Libertà”: “La persuasione di essere liberi costituisce l’essenza dell’uomo. Si potrebbe anche definire l’uomo un animale che si crede libero, e sarebbe una definizione completa”. Per “Morte”, a più riprese. Con calembours e battute fulminanti: “Ci vuole tempo per poter essere brevi”. E riflessioni su ogni topica: l’educazione, la politica, il fare del non-fare, la vita dei gatti (“Non c’è nulla al mondo di più folle di quest’opera!”).
Un vero reazionario, convinto e convincente – realistico cioè. L’apocalisse è il libero commercio. Che arricchisce il popolo, portandolo “alla forma repubblicana, e infine all’uguaglianza delle condizioni, che ci sono volute seimila anni per distruggere”. Ma uno intelligente, trattatista “Della moneta”, primo e insuperato, a vent’anni, arguto sempre, animatore a lungo, e anche poi in assenza, della Parigi dell’illuminismo. E non senza, per esempio sullo stesso libero commercio – anche se oggi è anatema dirne i limiti.
Ferdinando Galiani, Sentenze e motti di spirito, Salerno, remainders, pp.165 € 4 

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