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giovedì 2 settembre 2021

Un viaggio per ridere

Un racconto umoristico, come è nella vena di Jean Paul, ma controcorrente. Dopo le sconfitte di Austerlitz (Russia e Austria) e Jena (Prussia), col trattato di Tilsit la Prussia è dimezzata, a favore di una Confederazione Renana filo-francese, e Jean Paul redige una “Predica della pace” in cui apprezza il nuovo ordinamento. Alienandosi il governo prussiano - mentre si stabilisce a Bayreuth… – e Fichte. Contemporaneamente si prende in giro, sotto le vesti di un “predicatore di campo” (cappellano militare protestante) che va a Flätz-Bayreuth in cerca di occupazione. IL tutto commentato da una serie di note sparse - graficamente sparse, la numerazione è disordinata - e irrelate al testo: digressioni, riflessioni, agudezas, satire. Un testo e un autore che piaceva molto a Carlo Dossi, a Gadda, che tentò inutilmente di tradurlo, ma lo incorona ne “suo” libro, “La cognizione del dolore”, e a Italo Svevo – Svevo, dice Borso, “replicò ai limiti del plagio il finale dell’amatissimo ‘Viaggio’ nel finale della ‘Coscienza di Zeno’”.
Note satiriche, giochi di parole (mal caduto per mal caduco, gli arresti “giaciliari” la notte con la moglie…) , e un viaggio per nulla, giusto per descrivere e agire i compagni occasionali che salgono e scendono dalla vettura. La vena di Jean Paul, qui più che altrove, è rabelaisiana, dello scherzo, compresa l’autoflagellazione. Il predicatore-cappellano cammina con un ombrello ripiegato paratonnerre, parafulmine, ha una moglie che si chiama Teutoberga, come una regina Theutberg di Lotaringia, ma anche come la foresta di Teutoburgo, dove Arminio sconfisse i Romani nel 9 d.C., quando cavalca si sforza di cadere, e quando va a dormire comincia col legare l’alluce al letto, per evitare il sonnambulismo, si tiene sveglio per evitare gli incubi, eccetera. Mostruosi i compagni di viaggio, sembrano tratti da “Gargantua”
Un autore comico, prolisso e molto amato. Il “Viaggio” fu tradotto da Carlyle, parzialmente,  e per  una dozzina di pagine anche in francese. Che furono ritradotte nel 1835 da Cesare Cantù, che ne trarrà lo spinto per le “Avventure guerresche di un uomo di pace” – le “scialbe ‘Avventure’ ”, Borso. Uno scrittore che piacque molto anche a Kierkegaard.
Una lettura nella lettura è quella di Dario Borso, che ha fatto anche la traduzione. Con una introduzione, e un commentario (note al testo) che è una cornucopia, pieno di cose. Una chicca, per amatori.
Jean Paul,
Viaggio a Flätz, Del Vecchio, pp. 157 € 16

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