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venerdì 12 settembre 2025

Il mondo com'è (487)

astolfo


Houston Stewart Chamberlain
– Inglese,1855 (la Treccani riporta erroneamente il 1856)-1927, volle farsi e divenne il più noto, influente e radicale razzista tedesco di fine Ottocento e del primo Novecento – Hitler incluso, di cui fu il maestro. Nessuna parentela con Neville Chamberlain, il primo ministro (1937-1940) suo coetaneo - nonché in qualche modo (conferenza di Monaco, 1938, politica di arrendevolezza, appeasement, verso Hitler) anche lui tedeschizzante, ma mai nei modi e nella misura in cui lo fu Houston Stewart, più “tedesco” dei tedeschi.
Figlio di un contrammiraglio, nato a Southsea, il sobborgo di Portsmouth, base navale, ebbe un’infanzia solitaria, per la cattiva salute – gli inverni trascorreva in Francia, Italia o Spagna, accudito dalla nonna o altri familiari. Rifiutò la carriera miliare e in prossimità della maggiore età ottenne di viaggiare in Europa. Viaggiò con un tutore di origini prussiane, Otto Kuntze, dal quale apprese la lingua e la “cultura” tedesche, il modo di essere e di pensare. Ma amava anche l’italiano e la cultura del Rinascimento, e per un periodo pensò di stabilirsi a Firenze. Invece si trasferì a Ginevra, per seguire i corsi di Carl Vogt, teorico di un “razzismo scientifico”. Vogt era in cattedra come naturalista, ma era stato accusato da Marx di essere un agente di Napoleone III (l’opuscolo “Herr Vogt”, a fine 1860, sintetizzava un’astiosa polemica durata due anni).
Nei suoi anni venti si professava liberale, ammiratore di Gladstone. Furiosamente ostile al conservatore Disraeli, che era stato primo ministro nel 1868 e lo era ora dal 1874 (lo sarà fino al 1880). Disraeli era ebreo, ma a lui H.S.Chamberlain rimproverava non l’ebraismo bensì, da liberale, il jingosimo, e il classismo – l’avere iniettato nella vita pubblica il senso sociale di classe e il nazionalismo acuto, oggi si direbbe identitario, sciovinista, e imperialista. Si cimenterà in varie discipline scientifiche, la botanica, l’astrofisica (la teoria del “ghiaccio mondiale”: la maggior parte dei corpi nel sistema solare sono coperti dal ghiaccio). Antidarwinista (contro l’evoluzione e contro il darwinismo sociale) e per la Gestalt - che derivava da Goethe: la materia come un insieme di elementi fisici, biologici, psicologici o simbolici che creano un “unico, unitario concetto” o sistema, schema, assetto che è altro che le sue parti o la somma delle sue parti, per le interrelazioni che si stabiliscono fra le parti, per carattere, personalità, entità, essenza.
Intanto, richiamato a casa, si è scontrato con la famiglia, si è proclamato “non inglese”, e si è stabilito in un primo momento in Germania. Affascinato ora, oltre che da Vogt, dalla musica di Wagner: si proclama tedesco e comincia a farsi un nome come antisemita. Benché francofobo, prova a stabilirsi a Parigi, fondandovi una società wagneriana – a Parigi Wagner era stato sdoganato trent’anni prima da Baudelaire. Ma non gli basta per sopravvivere.
Presto è di nuovo in Germania, a Dresda, dove è parte attiva nel movimento völkisch, nazionalista pangermanista. Nel 1888 si illustra per inneggiare alla morte dell’imperatore Federico III, “un liberalebreo”, e alla successione dell’antisemita Guglielmo II. L’antisemitismo radicalizza frequentando a Bayreuth Cosima Liszt vedova Wagner – di cui sposerà nel 1908 la figlia Eva von Bülow, la figlia che Cosima aveva fatto con Wagner quando ancora risultava sposata a Hans von Bülow. Si sposta poi a Vienna, dove studia Gobineau, “Sulla diseguaglianza delle razze umane”, elabora teorie sulla razza, proclama la supremazia teutonica, e nel 1896 riceve e realizza la commissione per un trattato “I fondamenti del diciannovesimo secolo”, i fondamenti razzisti – la commessa è dell’editore Hugo Bruckmann, lo stesso che pubblicherà Hitler, il “Mein Kampf”. Il volume si vuole una “storia razziale dell’umanità”, volta al primato della “razza ariana” - e alla dittatura come forma naturale e migliore di governo (la democrazia viene in subordine, come invenzione ebraica per la distruzione degli ariani.
Le teorie di H.S .Chamberlain fulmineranno il kaiser Guglielmo II qualche anno dopo, e una stretta amicizia tra i due si formerà – che la corrispondenza testimonia. Rafforzandosi nella Grande Guerra, quando H. S. Chamberlain sarà premiato con la Croce di Guerra e naturalizzato cittadino tedesco (1916). Era stato in prossimità della guerra il più convinto sostenitore del diritto della Germania alla potenza marittima. Con l’avocazione della dottrina del maggior teorico all’epoca della marineria militare,  l’ammiraglio americano Alfred Thayer Mahan (“L’influenza del potere marittimo nella storia, 1660-1805”): il potere marittimo è essenziale alla prosperità nazionale.
Aveva provato ad arruolarsi volontario come soldato tedesco, rifiutato per l’età (58 anni) e per la cattiva salute. La Gande Guerra era arrivata per lui con la paralisi progressiva, a partire dalla bocca. La paralisi non gli impedì di continuare scrivere molto. Celebrò il kaiser Guglielmo II come il “re soldato ariano”, prospettando un Reich “per i prossimi cent’anni e più”, per rafforzare il germanesimo e realizzare “lo sterminio decisivo di tutto ciò che non è germanico”. Scrisse molto anche contro la democrazia, “strumento dei plutocrati ebrei”, in Gran Bretagna, in Francia e in America. Particolarmente feroce fu la sua polemica in guerra contro tutto ciò che è inglese, oltre che ebraico.  Sempre molto citato.
Non si scoraggiò alla sconfitta tedesca. E all’esilio del suo grande amico il kaiser. Essendo intanto divenuto l’ispiratore di Hitler – di cui verrà detto “il Battista”, “il Precursore” – del “Mein Kampf”.
 
Madame Deshoulières
– C’è chi l’ha voluta, in Francia, l’ispiratrice di Puškin, del tocco leggero, di poesie e narrazioni. Forse esagerando. “Antoinette Des Houlières, ovvero Antoinette de Lafon de Boisguérin des Houlières”, recita wikipedia, “nata Antoinette du Ligier de la Garde, detta anche Madame Deshoulières” fu poetessa nel suo secolo, il Seicento, di “idilli”. Ed è vero che fu più popolare per questo in Russia, dove gli idilli ebbero successo, a fine Settecento, che in Francia. A lei, lamenta Dostoevskij nel saggio “Russia”, del 1860, e ad André Chénier (oggi ricordato solo per l’opera di Cilea, n.d.r.), i francesi fanno risalire l’opera di Puškin. Che forse, ma non si sa, l’ha pure letta.
Istruita in casa, era versata in latino, italiano e castigliano. Il padre era stato maestro di palazzo di Maria dei Medici e di Anna d’Asburgo, le due regine. Fu amica di Pierre Corneille, e del di lui fratello minore Thomas, anche lui autore di teatro, di Mme de Sévigné e di Mlle Scudéry. Molto apprezzata in vita anche in Francia, la “Calliope francese”, la “decima Musa”. La prima donna onorata con incarichi accademici – eletta nel 1684 per chiara fama all’Accademia dei Ricovrati a Padova (l’Accademia galileiana di scienze, lettere ed arti fondata nel 1599 dal nobile veneziano Federico Corner).
 
Alberto Guglielmotti
– Frate domenicano, di Civitavecchia, per un periodo provinciale dell’ordine nel Lazio, fu storico appassionato e rispettato della Marina Militare. Dapprima di quella pontificia, poiché Civitavecchia era il porto della flottiglia papale anti-saraceni. Poi di quella italiana - che lo ha onorato con varie intitolazioni, tra esse quella di sommergibile. Benché inizialmente sostenitore del “non possumus”, dell’aventino politico deciso dai cattolici dopo Porta Pia – un aneddoto lo vuole rifiutare l’incontro che il 17 settembre 1870 Nino Bixio, occupando\liberando
Civitavecchia, gli aveva chiesto da vecchio marinaio, che conosceva le pubblicazioni e le gesta del frate.
Aveva esordito nel 1862 con “Marc’Antonio Colonna alla battaglia di Lepanto”. Antonio Baldini gli dedica una pagina entusiastica in “Italia di Bonincontro”, nel cap. “Civitavecchia”, una prosa di un secolo fa, al “Comandante e teologo Gugliemotti”: “Frate, fratissimo; italiano, italianissimo…. Antibarbaresco a ragion saputa…. Pieno insieme di candore e d’ironia. Gran camminatore, andava come niente a piedi da Roma a Civitavecchia”. Avventuroso, era stato in pellegrinaggio in Terrasanta, via mare. Ma “grande sedentario: durò trent’anni a scrivere la storia di Roma apale contro saraceni, turchi e corsari….. e qarant’anni a metter insieme, con spirito sempre desto di turista e d’italiano, il «Vocabolario marino e militare»”. Di cui D’Annunzio s’è ampiamente servito: “Ha pescato a quattro mani nel «Vocabolario marino» gemme da incastonare nelle sue paganissime laudi”).
La Marina gli ha intitolato due sommergibili. Il primo, “Alberto Guglielmotti”, un sommergibile della Regia Marina, fu speronato e affondato per errore da una cannoniera/dragamine britannica alla sua prima uscita, nel 1916.  Il secondo, varato nel 1938, operò nel mar Rosso nella prima fase della guerra, per poi spostarsi, cadendo l’Africa orientale in mano inglese, verso il Mediterraneo. Dove il 15 marzo 1942 fu colpito da un siluro del sommergibile inglese Unbeaten e affondato con tutto l’equipaggio, a una quindicina di miglia a sud di Capo Spartivento, in Calabria.
 
Sensazionalismo
– La stampa scandalistica, o “giornalismo giallo”, ha storia recente, di poco più di un secolo. L’origine si fa risalire alla guerra degli Stati Uniti contro la Spagna, per le Filippine e Cuba, a fine Ottocento. I giornali d’opinione americani dell’epoca, che poi erano giornali di New York, il “New York Journal” di William Randolph Hearst e il “New York World” di Joseph Pulitzer, fecero a gara a fomentare l’opinione americana, anche politica, contro il “colonialismo” spagnolo. Senza curarsi della verità delle cose esposte, solo puntando all’effetto sull’opinione pubblica. Nasceva così, si può dire, prima della Grande Guerra, il giornalismo delle “notizie di guerra” – oggi “embedded” - che poi sarà studiato famosamente da Marc Bloch.
Questa si può anche dire la caratterizzazione più stabile del giornalismo americano – il “tormentone”, la “cordata”, la “crociata”, il “filotto”. Un’informazione a un fine, politico o di altra natura, dichiarato ma anche no. L’obiettività che – in Italia – si presume della stampa anglosassone è in realtà una pretesa – ma unicamente del giornalismo inglese, “i fatti separati dalle opinioni” - non molto praticata.
Le storie del giornalismo vogliono che il termine “giornalismo giallo” sia stato coniato, a New York, come Yellow Kid Journalism, nel 1897, derivandolo da un fumetto per bambini. Dalla serie “At the Circus in Hogan's Alley”, una serie di strisce scritta e disegnata da Richard Felton Outcault: il protagonista della serie, il bambino Mickey Dugan, era noto come “the yellow Kid” perché si avventurava con un camicione giallo – la striscia, che aveva debuttato in bianco e nero nel giugno 1894 sulla rivista “Truth”, era stata ripresa un anno dopo, il 5 maggio 1895, da Pulitzer per il supplemento domenicale del “New York Wold”.

astolfo@antiit.eu

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