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sabato 13 settembre 2025

Le sanzioni o il gioco degli inganni

“Siamo pronti a far salire la pressione economica sulla Russia, ma abbiamo bisogno che i nostri partner in Europa facciano lo stesso”, Scott Bessent, ministro americano del Tesoro. E come no. È da tre o quattro anni che gli Stati Uniti aspettano, mentre l’Europa e alla 19ma o 20ma ondata di sanzioni. Che dovrebbero essere un terremoto di scala n, e azionare uno tsunami biblico, il ritorno a Noè, ma nessuno se le fila.  Il loro solo effetto è stato di sostituire il gnl americano, più caro, al gas russo, molto più economico (e sicuro).
Come dire che l’Europa si fa la guerra da sola. Anche perché gli Stati Uniti comprano e vendono poco o nulla con la Russia.
Sul piano economico più che una guerra questa con la Russia sembra una partie des dupes, un gioco dei furbi o degi inganni. Che l’Europa non sa o non può giocare.
Le sanzioni non hanno mai funzionato – la storia ne è ormai lunga, dal blocco navale di Napoleone contro l’Inghilterra nel 1800. Aumentano i prezzi, senza colpire il nemico. Con superprofitti anzi che vanno a traffichini della parte nemica, quelli che le aggirano facendosi pagare un sovrapprezzo. Gli Stati Uniti le hanno imposte a Cuba per cinquant’anni – senza effetto, anche quando sono state tolte. Da 45 sono in vigore contro l’Iran - senza effetti, se non un ceto di ricchi mediatori. A Washington un Petersn Institute for International Economics ne ha contate 175 nel Novecento. Senza mai effetto, non quello di colpire il nemico.
Le sanzioni servono per non dover dire “non so fare la guerra”, “non voglio”, “non posso”. Ma in questi casi non c’è alternativa che prevenire e negoziare.

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