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Le sanzioni o il gioco degli inganni
“Siamo pronti a far salire
la pressione economica sulla Russia, ma abbiamo bisogno che i nostri partner in
Europa facciano lo stesso”, Scott Bessent, ministro americano del Tesoro. E
come no. È da tre o quattro anni che gli Stati Uniti aspettano, mentre l’Europa
e alla 19ma o 20ma ondata di sanzioni. Che dovrebbero essere un terremoto di
scala n, e azionare uno tsunami biblico, il ritorno a Noè, ma
nessuno se le fila. Il loro solo effetto è stato di sostituire
il gnl americano, più caro, al gas russo, molto più economico (e sicuro).
Come dire
che l’Europa si fa la guerra da sola. Anche perché gli Stati Uniti comprano e
vendono poco o nulla con la Russia.
Sul piano
economico più che una guerra questa con la Russia sembra una partie des
dupes, un gioco dei furbi o degi inganni. Che l’Europa non sa o non può
giocare.
Le
sanzioni non hanno mai funzionato – la storia ne è ormai lunga, dal blocco
navale di Napoleone contro l’Inghilterra nel 1800. Aumentano i prezzi, senza
colpire il nemico. Con superprofitti anzi che vanno a traffichini della parte
nemica, quelli che le aggirano facendosi pagare un sovrapprezzo. Gli Stati Uniti
le hanno imposte a Cuba per cinquant’anni – senza effetto, anche quando sono
state tolte. Da 45 sono in vigore contro l’Iran - senza effetti, se non un ceto
di ricchi mediatori. A Washington un Petersn Institute for International
Economics ne ha contate 175 nel Novecento. Senza mai effetto, non quello di
colpire il nemico.
Le
sanzioni servono per non dover dire “non so fare la guerra”, “non voglio”, “non
posso”. Ma in questi casi non c’è alternativa che prevenire e negoziare.
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