Cerca nel blog

mercoledì 12 agosto 2009

L'estate della guerra al Sud

È attacco concentrico al Sud, sul salario, la sanità, la scuola, la lingua. Senza alcuna provocazione da parte del Sud. Neppure sul gelato per dire, che al Sud indubbiamente sanno fare meglio. O sul mare, che al Sud è veramente trasparente. Da parte degli stessi giornali che polemizzano sulle scarse o mancate celebrazioni dell’unità. È un’aggressione, costante, sfrontata. In particolare del “Corriere della sera”, col suo nuovo lombardissimo gruppo dirigente, e l’intollerabile Stella. Anche Alfano, l’unico ministro meridionale in questo governo, non sta bene, e anzi, essendo siciliano, è più o meno mafioso. Mentre il Cavalier Vaselina molto milanesamente promette Enti e Miliardi di carta, quei due minuti del suo lungo anno che ritiene di dedicare al Sud.
Sono due settimane ormai, ma non si stancano di produrre indici, Invalsi, Pisa, Pirls (non è uno scherzo), per dimostrare che al Nord i ragazzi sono più intelligenti, dotti e bravi scrittori dei ragazzi del Sud. Non hanno avuto requie dacché il Sud ha avuto più promossi che il Nord. Senza mai spiegare che gli indici sono creazioni di menti malate, che ai loro presunti automatismi hanno ottenuto di legare i finanziamenti alla scuola. Le gabbie salariali ci sono già, da venti e trenta anni, ma per questi nuovi crociati della purezza settentrionale naturalmente non bastano. Gli insegnanti meridionali, come gli infermieri, da un ventennio graziano il Nord, perché lo stipendio non basta a pagarsi una camera d’affitto – eh sì, Milano costa più di Palermo. Ma ciò non basta agli ipocritoni, vogliono l’esame di dialetto per escluderli del tutto. La sanità pubblica costa a Milano il doppio che in Calabria, pro capite, ma piano sanitario è in deficit per colpa della Calabria – dove oltretutto gli aventi diritto sono pochi.
Non è la vittoria del leghismo, la Lega ha già stravinto da quindici anni, col suo 25,5 per cento del voto nel 1996 in Lombardia (il 21,6 nel 2008), e il 29,3 nel Veneto (27,1 nel 2008). È il nuovo oltranzismo confessionale, alla Bazoli, che governa Milano ora anche al “Corriere della sera”. Che si nega, contrariamente a Bossi, perché i preti sono sempre ipocriti, ma colpisce basso. L’onesto Galli della Loggia, che sul “Corriere” si chiede spesso come celebrare l’unità d’Italia, avrebbe ben da lavorare, se solo riflettesse alle troppe furbate del Risorgimento, che Milano ha solo il torto di evidenziare dopo l’ipocrisia piemontese. Lo stesso l’inqualificabile ceto politico meridionale, Bassolino, Lombardo, che non sa che bisogna fare invece che annunciare, o peggio minacciare, la prima cosa che impara un politico.

Nessun commento: