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domenica 3 aprile 2022

Letture - 486

letterautore


Aborto – Edie Kerouac-Parker, la prima moglie di Jack Kerouac, lo liquida in quattro righe, compresa la prima vista dal dottore, il rinvio di due mesi, e il “travaglio forzato” – “il bambino (di Kerouac, n.d.r.) era un maschio con i capelli neri”. Annie Ernaux ci ha scritto sopra un racconto  “L’evento”, ora diventato film Leone d’oro a Venezia, e ne parla profusamente in atre narrazioni, “La donna gelata”, “Passione semplice”, “L’amante russo”: come un  fait divers tra i tanti. È un trauma per l’uomo, per il maschio?
 
Anglo-fiorentini – Il caso più preclaro, con Vernon Lee, è forse Helen Zimmern, “mediatrice culturale” si direbbe oggi tra Germania e Italia con la lingua inglese. Nata in Germania e presto cittadina britannica con la famiglia emigrata, aiuterà Nietzsche, conosciuto e frequentato a Sils-Maria, a farsi conoscere in inglese, da Firenze dove si era da tempo stabilita. Collaborando per i migliori periodici britannici. Tradusse anche molto, dall’“Edda” fino ai tedeschi contemporanei – si deve a lei l’introduzione di Schopenhauer nella cultura di lingua inglese. E molto anche dall’italiano (Goldoni, De Cesare, et al.). Di letteratura e arte italiane tenne conferenze in Germania e in Inghilterra. A lungo collaborò con il “Corriere della sera”. Sorella della femminista Alice, agitò molto la causa italiana contro le potenze austro-tedesche.
Conobbe Nietzsche a Sils-Maria nel 1886, quando si era stabilita a Firenze. A lei scriverà Nietzsche due anni dopo da Torino, perché divulghi la sua “rivoluzione” in inglese. Nietzsche ne ha grande stima, e in più momenti del suo felice e poi infelice autunno a Torino le scrive o si propone di scriverle lettere ammirate.
La Fondazione Corriere della sera le ha dedicato una raccolta di articoli, “Corriere di Londra. 1884-1910”, a cura di Caterina Del Vivo. Che spiega: “Il Corriere le riconobbe una posizione di assoluto rilievo tra i suoi collaboratori, con diritto di firma e ampia libertà di affrontare uno spettro di temi al suo tempo quasi assoluto appannaggio maschile”.
 
Bernini – Nietzsche lo accomuna a Wagner nell’aborrita décadence, la creazione artistica di testa invece che come gioco spontaneo, già in ““Umano, troppo umano”, 2, 62 segg.. Così pretende a fine 1888, poco prima del crollo psicofisico, scrivendone ad Avenarius: “Décadence e berninismo nello stile di Wagner”. Riferimento che non si ritrova in “Umano, troppo umano”.
 
Flaubert – Nietzsche lo trova, come uomo, “pascaliano” – del Pascal dell’“io è sempre odioso”: “Flaubert, una riedizione di Pascal ma come artista, con alla base questo giudizio d’istinto: “Flaubert est toujours haïssable, l’homme n’est rien, l’oeuvre est tout”, Flaubert è sempre odioso, l’uomo non è niente, l’opera è tutto.  
 
Giovanni XXIII - La “chiara, familiare, lieta ombra” cui ha dedicato “Il Vangelo secondo Matteo” Pasolini definisce in una conferenza “manzoniano”. Per dirne l’elevazione. I suoi “motti di spirito” 
trovando “caratterizzati da uno spirito completamente nuovo, vorrei dire d a uno spirito genericamente manzoniano, da una semplicità manzoniana” – dalla “posizione progressista e dialettica che ha avuto il Manzoni rispetto al cattolicesimo”, con “i suoi riferimenti con la cultura europea, con il giansenismo, etc.”. 

 
Luzi – “I poeti ermetici tipici si proclamavano cattolici. E, in genere, tutto il Novecento italiano. Ma cattolicesimo e provincialismo coincidono” - Pasolini, su “Nuovi Argomenti”, nn. 44-45, maggio-agosto 1960. Poeta ermetico tipico nel 1960 era Mario Luzi, che Pasolini non si sa perché disprezzava, che non si proclamava per nulla “cattolico”, seppure lo era. E certamente non era provinciale, anzi il meno provinciale di tutti, certamente meno di Pasolini – navigava nella poesia spagnola del Novecento, nel simbolismo francese, nella poesia francese del dopoguerra – Éluard, Char, etc.
 
Marx – Pasolini lo svuole spiritualista e non materialista - “Marxismo e cristianesimo”, conferenza-dibattito a Brescia 13 dicembre 1974, in “L’eco di Brescia,18 dicembre 1964: “Nel fondo dell’azione di Marx c’è un profondo spiritualismo”.
Ma non solo Marx, Pasolini i comunisti voleva religiosi: “Non soltanto c’è questo profondo cristianesimo alla radice di ognuno di noi, ma la religione, che è stata espunta, respinta dai comunisti per un secolo, cacciata dalla porta rientra d alla finestra”.
 
Nietzsche – Si voleva “il più grande psicologo dell’eterno femminino”. In questa forma se lo fa dire da Strindberg, altro radicale antifemminista, suo tardo ma entusiasta lettore, come ne scrive a Overbeck, il 29 novembre 1888 da Torino: “Mi ha mandato la trasduzione del suo Père (con una entusiastica prefazione di Zola), che in realtà riesce a esprimere in modo grandioso la mia definizione dell’amore” – “l’amore tra i due sessi è lotta”.   
 

Operetta – Genere dimenticato e disusato (sostituito dal musical), Nietzsche lo considera  in più occasioni il genere musicale più raffinato e delicato, dopo che è arrivato al rifiuto di Wagner, del grand opéra.
 
Paolo VI – “Il nostro eminentissimo Amleto”, lo chiama il papa suo predecessore, Giovanni XXIII.
 
Pasolini – “Non leggo più, come Fellini… Anche al cinema non ci vado mai. È finita, è finita”. Detto nel 1963 a Arbasino, che ne riferisce in “Sessanta posizioni”. Una forma di misantropia?
 
Poste – Il 27 novembre 1888 Nietzsche scrive da Torino al suo editore a Lipsia per chiedere indietro la prima parte di un manoscritto, volendo apportarvi delle modifiche. L’1 dicembre lo ha già ricevuto. Ma non è la parte che lui pensava di dover modificare. Scrive di nuovo per chiedere l’intero manoscritto. Il 6 dicembre scrive che l’intero manoscritto è stato riletto e modificato, ed è stato rispedito.
  
Zola – “In fine dei conti è un italiano moderno – rende omaggio al verismo…” – Nietzsche scrive a Strindberg, da Torino, il 29 novembre 1888. Un “italiano”, scritto in italiano, che però non sarebbe “razza latina”? Fra i tanti rimproveri che Nietzsche muove a Zola (aveva prefato la traduzione francese de “Il padre”, che Strindberg aveva mandato in omaggio a Nietzsche, da grande ammiratore) c’è di fare “una questione di razza” il rifiuto dell’introspezione dei personaggi, dell’“astrazione”: “Finché in Francia c’è stato del gusto, si è sempre rifiutato quello che Zola vuole: è proprio la race latine a protestare contro Zola”.   


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