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mercoledì 6 aprile 2022

Questa guerra non ce la contano giusta

“Come mai nelle foto satellitari del New York Times, che vogliono essere del 19 marzo, non c’è la neve, che quel giorno a Bucha c’era?”. Toni Capuozzo, che è sempre stato sinonimo di onestà, professionale, non si capacita: la guerra è brutta, è una guerra d’aggressione, ma come ce la raccontano? Non è la sola incongruenza che Capuozzo, come ognuno, può rilevare nell’informazione che ci ha invasi.
Questa guerra, purtroppo, oltre che di carri armati, artiglieria, e missili, è d’informazione. Era già successo trent’anni fa con la guerra del Golfo, ma qui l’“informazione” si supera, fin da prima dello scoppio della guerra, con trovate ogni giorno da script di pubblicità. Come se non bastassero le bombe.
Una migliore aderenza dell’informazione ai fatti migliorerebbe la situazione? La guerra probabilmente no. Ma i contorni della guerra sì. Soprattutto sull’asse Washington-Londra, dove l’informazione viene articolata – con l’Europa un po’ inetta e un po’ smarrita. Perché questo è palese: è ben una guerra all’Europa che si combatte in Ucraina, a spese degli ucraini.
Capuozzo ha animato qualche giorno fa un manifesto di “ex inviati di guerra” contro l’informazione professionalizzata di questo conflitto: “Siamo inondati di notizie, ma nessuno verifica tali notizie”. Non c’è tempo, ogni giorno ce n’è una peggiore, come in un perfetto war drama. La “lettera aperta” degli “ex” è stata firmata da alcune centinaia di giornalisti – tra essi stranamente alcune ex firme di “la Repubblica”, il giornale più schierato.

 

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