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Astensione come delusione, di sinistra
Si fa finta che non
si sappia chi si astiene al voto. Mentre si sa benissimo. L’astensione fu record,
maggiore di ieri, in Emilia-Romagna dopo sessant’anni di osannato governo Pci,
nel 2014, ed è record nel Lazio dieci anni dopo, dopo dieci anni di governo Pd.
Fa senso, più che l’astensione, che è un chiaro voto, la confusione dei commentatori:
non si sa più (che) pensare.
Al Pd restano da
governare quattro regioni su venti. Ma in Toscana governa per una maggioranza
elettorale 51-49. E in Puglia e Campania per la presa di due personaggi “populisti”
– cioè del “non prendiamoci in giro”, puntati sull’amministrazione. Che potrebbero anche essere di destra e nessuno se ne meraviglierebbe.
La disaffezione dunque
è massima nel voto regionale: l’ente Regione è lontano dall’elettore. Questo è
stato notato, ma non abbastanza. Sarà difficile continuare a proporre l’autonomia
differenziata come esigenza di “più democrazia”, federalistica, costituzionale –
come se la Costituzione italiana fosse federale. Le Regioni sono centri di
potere.
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