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sabato 17 febbraio 2024

L’amore è divino

“Cento versioni di una poesia di Saffo”, da Catullo a oggi, nella poesia francese, a partire dal 1556, dalla prima stampa in francese del trattato di Longino (“Del sublime”) che la trascrive – ma il sonetto IV di Louise Labé che avvia la serie è del 1555: aveva saputo di Saffo dall’edizione italiana di Longino, di Aldo Manuzio, dello stesso 1555? Da Labé a Ronsard, Boileau, Lamartine, Dumas (“Les Étoiles du monde”, “La San Felice”), Renée Vivien, Brasillach, Marguerite Yourcenar tra i tanti. Raccolte da Philippe Brunet, ellenista, cultore della commedia e la tragedia greche, specialista della fonologia del greco antico, un maschio. Che le dedica “alle ragazze, alle donne, alle femministe, agli amatori di queste tre categorie, ai misogini, alle amanti, agli amanti, ai cercatori di curiosità, agli specialisti del tema, del campo lessicale e della variante……”, a tutti e a ognuno. Ma più probabilmente alle lesbiche, di cui Saffo è celebrata portabandiera, ancorché forse senza colpa - e più quando, era ancora ieri, non se ne poteva parlare.
Il poema s’intende della “maschia Saffo” di Baudelaire, “l’amante e il poeta” – “amante” al femminile in francese. Anche se è, si vuole, giocato sull’ambiguità, evitando abilmente, quindi volutamente, il genere: tutto è possibile, che parli una donna gelosa di un uomo a un’altra donna, oppure un uomo geloso di un uomo, sempre a una donna, o una donna gelosa di una donna a un uomo. Dell’ambiguità di genere, ma anche e di più del sentimento, della sensualità, del volere e disvolere. Karen Haddad-Wotling, la comparatista, cui è affidata la prefazione, ne sottolinea il gioco con Racine, “Fedra”, atto II, sc. 2: “Presente, vi fuggo; assente, vi trovo” – “come un modo di evocare l’assenza dell’essere amato”.
Non è una raccolta sulla traduzione, sull’arte e le difficoltà del tradurre. Haddad la apre con Petrarca, il sonetto 134: “Veggo senza occhi, et non o lingua, et grido”. Sono cento testimonianze di un poema sensuale. In qualsiasi versione, e molte prendono l’originale a pretesto per divagazioni, riflessioni, esaltazioni - l’unica versione modesta della raccolta, tal quale (dopo quella parziale di Catullo, che a lungo fece testo, oscurando Saffo) è di Marguerite Yourcenar. E come tale carnale, come prima poesia del canone opera di una donna, e poesia d’amore.
L’idea della raccolta è “una sorta d’illustrazione, sempre vana, del Libro mallarmeano”, nota Haddad. O anche la realizzazione di una combinatoria cara a Valéry (che non vale spiegare). Oppure “un «oggetto» poetico” analogo alla “macchina da sonetti” di Queneau. O semplicemente “una riunione di variazioni”. Brunet, all’ultima nota dell’ultima pagina, spiega che l’idea gli è venuta da tre filologi italiani, Carlo Maria Mazucchi, Salvatore Nicosia e Salvatore Costanza – il primo per la sua edizione di Longino, “Del sublime” (“un certo Longino”….), che apre la fortuna di Saffo, e la indirizza. 
Oggi trascurata, Saffo è stata un feticcio fino a recente – i diritti lgbtqia hanno fatto irruzione da poco, anche se a grande velocità. Non molto tempo fa (2015?), alla libreria Libraccio di Roma in via Nazionale, una giovane donna di lingua spagnola al reparto poesia voleva che si confermasse alla sua amica – peraltro imbarazzata dalla foga (amica di penna? conoscenza casuale fra turiste? parentela?) – lo speciale erotismo della poesia. Nella edizione Feltrinelli (del 2015), che lo esplicita in copertina. Nella versione di Quasimodo, che è la più diretta – semplice, un calco dell’originale:
A me pare uguale agli dèi 
 chi a te vicino così dolce 
 suono ascolta mentre tu parli 
 e ridi amorosamente. Subito a me 
 il cuore si agita nel petto 
 solo che appena ti veda, e la voce 
 si perde nella lingua inerte. 
 Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle, 
 e ho buio negli occhi e il rombo 
 del sangue nelle orecchie. 
 E tutta in sudore e tremante 
 come erba patita scoloro: 
 e morte non pare lontana 
 a me rapita di mente.” 
Curiosamente, Saffo è sempre quella dell’“un certo Longino” di Brunet, del trattato “Del sublime”: “Saffo descrive ogni volta le affezioni provocate dai trasporti amorosi come ciò che li accompagna e con la verità stessa. E dove rivela la sua eccellenza? Quando è capace di riunirle e concatenarle nelle loro espressioni estreme e le loro eccessive tensioni” – “in un solo movimento va a cercare l’anima, il corpo, l’udito, le lingue, la vista, la pelle,  come altrettanti elementi estranei che si allontanano da lei, e come, contraddittoriamente, lei gela e brucia, sragiona e riflette”, in “un concorso di sentimenti”.
Sappho, L’égal des Dieux, Allia, pp. 143 € 7

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