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giovedì 20 novembre 2025

Il credito cinese in ritirata

Come vanno le banche cinesi? Vanno. Ma essendo fuori dalla concorrenza internazionale sono oggette in ultima istanza al potere politico – come tutto il sistema produttivo in Cina.
La crisi dell’immobiliare e ora la più generale crisi del debito, per il rallentamento forte dell’economia (anche a causa dell’immobiliare) e ora dei consumi, le ha messe in difficoltà. Questo si sa. Ma quali specificamente e di che misura siano i problemi questo non si sa: anche le banche stanno sul mercato, ma il mercato cinese è particolare, soggetto alla politica, indirettamente come in ogni altro mercato, e direttamente. Un ex presidente della Bank of China International negli Stati Uniti, Andrew Collier, ha potuto spingersi a dire: “I presidenti delle quattro maggiori banche statali sono tutti giocatori al tavolo da poker al più alto livello del governo cinese”.
Secondo uno studio americano, di AiData, nel millennio le banche cinesi hanno investito all’estero 2 mila miliardi di dollari, con progressione costante nel primo dodicennio. Poi c’è stato un rallentamento, a cui è seguita in questi anni 2020 una brusca cessazione: pesano le insolvenze di molto credito profuso in Africa, mentre in Europa quasi tuti gli accordi della “nazione più favorita”, in aderenza alla Belt and Road Initiative della presidenza Xi, sono stati denunciati o abbandonati – su pressione americana, cioè sempre politica.

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