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Canfora, Laterza e il new sovietism
“Il «Patto Atlantico»
è il Santo Graal dell’Occidente: qualche dizionario rappresenta i due concetti
come sinonimi. I soci fondatori avevano un tratto in comune: usurpavano, o
avevano appena perso, un dominio coloniale. Più eleganti degli altri, gli Stati
Uniti sin da inzio Ottocento avevano proclamato l’America meridionale proprio «giardino
di casa». Sfidando il ridicolo, l’Italia, pur sconfita nella seconda guerra mondiale,
aveva elemosinato di conservare le colonie «pre-fasciste»”. Cosa non vera,
quest’ultima, non per l’Etiopia naturalmente, Eritrea compresa, di cui l’Inghilterra
aveva fatto dono a Hailé Selassié, né per la Libia, mentre per la Somalia l’Italia
si sobbarcava un piano ventennale di riparazioni, a beneficio dei capitribù più riottosi.
Così, con questa
sicumera allungata per troppe pagine, malgrado i bianchi della impaginazione, l’editore Laterza, antesignano e baluardo
dell’occidentalismo, s’imbarca nella storia e la politica internazionali. Non
ci si crederebbe – la “decolonizzazione” si è fatta “nell’Occidente”. Una filippica estenuante,
tanto quanto strampalata. Tardo rigurgito di sovietismo di uno che non ha mai
voluto “fare” il comunista – non fino al 1989. Senza più la misura e l’arguzia del
grande narratore di filologia, quale Canfora è stato.
Questo non è il solo moto di rabbia - il filologo ha perso il metro e le misure? La caduta del Muro sarà stata una disfatta
per il miglior spirito “occidentale” – aveva un muro su cui rimpallare il
ragionamento e l’ha perduto? Con danni per la cultura politica: non per l’Occidente,
o per la democrazia, ma per l’analisi e la comprensione del mondo. Come sono asfittici certi parametri, quelli cosiddetti
marxisti – che avrebbero fatto inorridire Marx.
Luciano Canfora, Il porcospino d’acciaio.
Occidente ultimo atto, Laterza, pp. 90 € 13
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