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L’Italia fuori dai giganti bancari europei
Bloccata l’offensiva Unicredit su Bpm, l’Italia
resta fuori dal club europeo delle “banche 1.000 miliardi” – gli attivi
Unicredit si fermano a 780 miliardi (Intesa dovrebbe essere ancora poco sotto i
1.000). Del club fanno parte cinque banche francesi (Crédit Agricole, Société
Générale, BPCE, Bnp Paribas, Caisse des Dépôts et Consignations); due tedesche (Deutsche
Bank e KfW),una olandese (Ing), e una spagnola (Santander).
BPCE è la capogruppo delle Popolari e delle Casse di risparmio.
In Spagna il mercato del credito è concentrato: la quota dei primi cinque gruppi sfiora il 70 per cento. In Italia è del 50 per cento. In Francia, malgrado i tanti gruppi 1.000 miliardi, la quota di mercato dei primi cinque è del 42 per cento. In Germania del 36.
Il Santander, curiosamente, è entrato
nel club con l’acquisto questa estate dell’inglese Tsd dal Sabadell, una banca
catalana sotto opa da parte del secondo gruppo bancario spagnolo, il Bbva. Santander
ha pagato 2,5 miliardi cash al Sabadell, rafforzandolo nell’arrocco
contro il Bbva. Una vicenda molto simile a quella Unicredit-Bpm, col governo schierato
contro: il governo di Madrid, minoritario, si regge sull’appoggio dei gruppi
autonomisti catalani, mentre il Bbva è ”nordico”, è basco, Banco de Bilbao y Vizcaia y Argentaria.
In Germania il KfW, Kredit Anstalt für
Wiederaufbau, è una sorta di Cdp, una cassa per la ricostruzione – una Spa figurativa,
per tenere fuori contabilmente dal debito pubblico masse considerevoli di capitali.
Le banche in Germania non hanno buona salute, si sa: anche Deutsche Bank, come
Commerzbank, le due maggiori, ha scarsa redditività e crescenti sofferenze.
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