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giovedì 18 settembre 2025

Israele tradirà il popolo eletto - f.to Gandhi

“La mia simpatia è tutta per gli ebrei”, è la prima frase che Gandhi scrive. Ben conosciuti in Sud Africa. E apprezzati. Anche per le persecuzioni che hanno subito. Vittime, anche loro come gli “intoccabili” cui Gandhi si dedica (la parola è il titolo della rivista), di “sanzioni religiose”, quindi da avversare, per principio. Ma, aggiunge subito, “la mia simpatia non mi impedisce di vedere le esigenze della giustizia. Il grido di una patria nazionale per gli ebrei non mi attrae molto”. Il motivo? “La sua giustificazione è ricercata nella Bibbia e nella tenacia con cui gli ebrei hanno anelato al ritorno in Palestina”. Cioè facendo anche loro fanno ricorso alla religione, per motivi pratici, politici, che non è una buona ragione.
Gandhi individua quello che sarà il fulcro del sionismo, specie nella versione dei coloni e di Netanyahu: fare della Bibbia, libro profetico, un libro di storia, con archeologia e paleontologia (umana) connesse.
Nel 1938 David Ben Gurion, nato David Grün in Polonia, che dieci anni dopo avrebbe fondato Israele e ne sarebbe stato il primo primo ministro, chiedeva a Martin Buber, stimato filosofo e teologo, che Hitler quello stesso anno costringeva, con persecuzione individualizzata, a rifugiarsi in Palestina, d’impegnare figure morali di sua conoscenza a sostegno del sionismo. Buber scrisse anche a Gandhi, mandandogli il libro di Cecil Roth, “Il contributo ebraico alla civiltà”  - il racconto di ciò le lettere, le arti, la scienza, l’agricoltura, l’industria devono agli ebrei. Gandhi non risulta avere risposto alla sollecitazione di Buber. Ma l’11 novembre, a commento di una serie di proteste e attentati palestinesi contro la gestione britannica del mandato, pubblicò un editoriale sul tema - sulla sua rivista “Harijan”, il nome in uso allora in India per i “paria” o “intoccabili” (oggi chiamati dhalit harijan è “figli di Dio”), la cui liberazione era stata ed era ancora uno dei suoi tanti urgenti impegni politici. Per gli ebrei, contro il sionismo.  
Ma, poi, più che ai sionisti parla agli inglesi, i suoi nemici benché da pacifista, e ai francesi, alle potenze coloniali. Il foyer ebraico a cui si lavorava imputando alle politiche coloniali, non al sionismo: “La Palestina appartiene agli arabi nello stesso senso in cui l’Inghilterra appartiene agli inglesi o la Francia ai francesi. È sbagliato e disumano imporre gli ebrei agli arabi. Ciò che sta accadendo oggi in Palestina non può essere giustificato da alcun codice di condotta morale. I mandati non hanno altra sanzione se non quella dell’ultima guerra. Sarebbe sicuramente un crimine contro l’umanità ridurre gli orgogliosi arabi in modo che la Palestina possa essere restituita agli ebrei, in parte o interamente, come loro patria nazionale”.
E connette – molto politicamente - il sionismo alla questione ebraica in Europa, alle persecuzioni in Germania: “La via più nobile sarebbe insistere su un trattamento equo per gli ebrei, ovunque siano nati e cresciuti. Gli ebrei nati in Francia sono francesi esattamente nello stesso senso in cui sono francesi i cristiani nati in Francia. Se gli ebrei non hanno altra patria se non la Palestina, apprezzeranno l’idea di essere costretti a lasciare le altre parti del mondo in cui sono insediati? O desiderano una doppia patria dove poter rimanere a piacimento? Questo grido di patria nazionale offre una giustificazione plausibile per l’espulsione tedesca degli ebrei”.
Il finale è da pacifista: “Che gli ebrei che affermano di essere la razza eletta dimostrino il loro titolo scegliendo la via della non violenza per rivendicare la loro posizione sulla terra. Ogni paese è la loro casa, compresa la Palestina, non attraverso l’aggressione ma attraverso il servizio amorevole….Se lo desidera, l’ebreo può rifiutarsi di essere trattato come un reietto….. Può ottenere l’attenzione e il rispetto del mondo essendo la creatura eletta di Dio, invece di abbassarsi al rango di bruto abbandonato da Dio”. Aggiungendo alle tante benemerenze “il ​​contributo insuperabile dell’azione nonviolenta”.
Sono molte le riedizioni, più o meno ridotte, dell’articolo di Gandhi. Questo della biblioteca virtuale ebraica dovrebbe essere quello originale.  
Mohāndās Karamchand (Mahatma) Gāndhī, The Jews’
, jewishvirtuallibrary.org, leggibile anche in italiano, “Gandhi e il sionismo: “Gli ebrei”)

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