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Israele tradirà il popolo eletto - f.to Gandhi
“La mia simpatia è
tutta per gli ebrei”, è la prima frase che Gandhi scrive. Ben conosciuti in Sud
Africa. E apprezzati. Anche per le persecuzioni che hanno subito. Vittime,
anche loro come gli “intoccabili” cui Gandhi si dedica (la parola è il titolo
della rivista), di “sanzioni religiose”, quindi da avversare, per principio. Ma,
aggiunge subito, “la mia simpatia non mi impedisce di vedere le esigenze della
giustizia. Il grido di una patria nazionale per gli ebrei non mi attrae molto”.
Il motivo? “La sua giustificazione è ricercata nella Bibbia e nella tenacia con
cui gli ebrei hanno anelato al ritorno in Palestina”. Cioè facendo anche loro fanno
ricorso alla religione, per motivi pratici, politici, che non è una buona ragione.
Gandhi individua quello
che sarà il fulcro del sionismo, specie nella versione dei coloni e di
Netanyahu: fare della Bibbia, libro profetico, un libro di storia, con archeologia
e paleontologia (umana) connesse.
Nel 1938 David Ben Gurion, nato David
Grün in Polonia, che dieci anni dopo avrebbe fondato Israele e ne sarebbe stato
il primo primo ministro, chiedeva a Martin Buber, stimato filosofo e teologo,
che Hitler quello stesso anno costringeva, con persecuzione individualizzata, a
rifugiarsi in Palestina, d’impegnare figure morali di sua conoscenza a sostegno
del sionismo. Buber scrisse anche a Gandhi, mandandogli il libro di Cecil Roth,
“Il contributo ebraico alla civiltà” -
il racconto di ciò le lettere, le arti, la scienza, l’agricoltura, l’industria devono
agli ebrei. Gandhi non risulta avere risposto alla sollecitazione di Buber. Ma l’11
novembre, a commento di una serie di proteste e attentati palestinesi contro la
gestione britannica del mandato, pubblicò un editoriale sul tema - sulla sua
rivista “Harijan”, il nome in uso allora in India per i “paria” o “intoccabili”
(oggi chiamati dhalit – harijan è “figli di Dio”), la cui liberazione
era stata ed era ancora uno dei suoi tanti urgenti impegni politici. Per gli
ebrei, contro il sionismo.
Ma, poi, più che ai
sionisti parla agli inglesi, i suoi nemici benché da pacifista, e ai francesi,
alle potenze coloniali. Il foyer ebraico a cui si lavorava imputando alle
politiche coloniali, non al sionismo: “La Palestina appartiene agli arabi nello
stesso senso in cui l’Inghilterra appartiene agli inglesi o la Francia ai
francesi. È sbagliato e disumano imporre gli ebrei agli arabi. Ciò che sta
accadendo oggi in Palestina non può essere giustificato da alcun codice di
condotta morale. I mandati non hanno altra sanzione se non quella dell’ultima
guerra. Sarebbe sicuramente un crimine contro l’umanità ridurre gli orgogliosi
arabi in modo che la Palestina possa essere restituita agli ebrei, in parte o
interamente, come loro patria nazionale”.
E connette – molto
politicamente - il sionismo alla questione ebraica in Europa, alle persecuzioni
in Germania: “La via più nobile sarebbe insistere su un trattamento equo per gli
ebrei, ovunque siano nati e cresciuti. Gli ebrei nati in Francia sono francesi
esattamente nello stesso senso in cui sono francesi i cristiani nati in
Francia. Se gli ebrei non hanno altra patria se non la Palestina, apprezzeranno
l’idea di essere costretti a lasciare le altre parti del mondo in cui sono
insediati? O desiderano una doppia patria dove poter rimanere a piacimento?
Questo grido di patria nazionale offre una giustificazione plausibile per l’espulsione
tedesca degli ebrei”.
Il finale è da
pacifista: “Che gli ebrei che affermano di essere la razza eletta dimostrino il
loro titolo scegliendo la via della non violenza per rivendicare la loro
posizione sulla terra. Ogni paese è la loro casa, compresa la Palestina, non
attraverso l’aggressione ma attraverso il servizio amorevole….Se lo desidera, l’ebreo
può rifiutarsi di essere trattato come un reietto….. Può ottenere l’attenzione
e il rispetto del mondo essendo la creatura eletta di Dio, invece di abbassarsi
al rango di bruto abbandonato da Dio”. Aggiungendo alle tante benemerenze “il contributo insuperabile dell’azione nonviolenta”.
Sono
molte le riedizioni, più o meno ridotte, dell’articolo di Gandhi. Questo della biblioteca
virtuale ebraica dovrebbe essere quello originale.
Mohāndās
Karamchand (Mahatma) Gāndhī, The Jews’, jewishvirtuallibrary.org,
leggibile anche in italiano, “Gandhi e il sionismo: “Gli ebrei”)
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