Si va
verso il voto Onu sullo Stato di Palestina quando la Palestina non esiste più,
nemmeno geograficamente – Gerusalemme, Gaza, la Cisgiordania. Un esercizio di
ipocrisia, e di impotenza. Dell’Europa che lo promuove - con Italia e Germania
che si astengono per essere stati due paesi persecutori degli ebrei: l’Europa è
tutta un’eredità, non più attiva.
È la coda del “secolo breve”, ma di
morte lenta. Avviato con i trattati di pace del 1919-1920, a Versailles
(Germania), Saint Germain-en-Laye (Austria), Trianon (Ungheria), Sévres-Losanna
(Turchia). La dissoluzione dell’Europa viene con la dissoluzione dei suoi imperi
continentali? Si, se la si fa partire correttamente, cioè dalla Grande Guerra e
dai trattati che la conclusero. Che hanno aperto al via all’imbarbarimento
invece che alla democrazia e al progresso, anche economico (economicamente il Vecchio Continente vive
di rendita, finché dura, con modeste percentuli, lo zero virgola).
Il Mediterraneo ancora non si assesta,
dopo il dissolvimento dell’impero ottomano: Libia, Palestina, Siria, Iraq, e anche
Libano, Giordania e la stessa Algeria, con Jihad e Stati islamici, sono sempre
l’“arco dele tempeste”. In Europa, negli anni subito dopo i trattati, una ventina
di paesi erano dittatoriali, negli anni 1930 una trentina. E bellicosi. La Germania
non solo, e l’Italia, ma i Baltici, la Finlandia, la Polonia speciamente, contro
Ucraina, Russia e Germania – la Polonia smargiassa che nel 1939 sarà in tre giorni una prateria per Hitler, così come l’invincibile esercito francese (la stessa Polonia che ora, in pace con l’Ucraina, speriamo, ha inaugurato il secondo doguerra con
la cacciata di otto milioni di tedeschi e l’annessione di territori che della
Germania avevano fatto la storia).
Alla dissoluzione di Versailles si è
aggiunta da trentacinque anni quella dell’ultimo impero europeo continentale,
quello russo. Con molte indipendenze che hanno generato altri conflitti etnici,
nazionalistici, di “appartenenza”. Tra gli slavi del Sud in Jugoslavia. E degli
Stati Baltici, l’Ucraina, la Moldovia, la Georgia e la Finlandia contro i russi – e dei russi
contro la Georgia, e l’Ucraina.
La storia ora si ripete. Con governi di
destra in serie, benché non dittatoriali – vigilando gli Stati Uniti. Ma sempre
scombinati e litigiosi. Nella ex Jugoslavia. Per l’Albania (?) contro la Serbia.
Di Polonia e Ucraina, sotto sotto, contro la Bielorussia. Tra Ungheria e Romania,
irrimediabile. Tra Romania e Moldavia – con la Transnistria. Ora facciamo la guerra
alla Russia. Dopo avere spinto l’Ucraina a provare a cacciare qualche milione
di russi che ci stavano da secoli, promettendo il paradiso nella Ue e nella Nato,
e locupletando le manifestazioni “spontanee” russofobe – appoggiandosi ai neonazisti,
gli ucraini che lavoravano per Hitler (questo si trascura).
L’Europa non solo non c’è perché ha
abbandonato il disegno federalista, come non si stanca di predicare Draghi:
è un’accozzaglia di piccoli staterelli, tutti presuntuosi. E, nonché in mutande
di fronte al passato, presume di sé. Come se il mondo fosse fatto di scemi.
Una Europa che si è fermata agli imperi. E non abbiamo detto di quelli coloniali, per i quali ha fatto guerre ancora negli anni 1950 e 1960.
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