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giovedì 16 ottobre 2025

Cronache dell’altro mondo – critiche (364)

I lamenti sullo stato della critica sono una storia vecchia. Ma il mestiere si va  perdendo: oggi non conviene sbracciarsi per incarichi sempre più limitati e non (ben) pagati. Per di più sotto la concorrenza della rete, dove opinioni anche approfondite sono elargite gratuitamente.  
Non conviene fare il critico, di letteratura come di cinema, teatro, arte eccetera. Non conviene ai critici e non conviene ai media. Non ci sono più le critiche musicali, se non in forma di promozione. La “Chicago Tribune” non ha più il critico dei film. Il “New York Times” ha spostato quattro dei suoi critici d’arte ad altre sezioni, anche agli obituaries – i necrologi in forma di biografia.
Ma l’esigenza di una “buona critica” starebbe tornando, in forma diversa. Mantenendo la critica tradizionale, la prima impressione di una “prima” (edizione, rappresentazione, esecuzione, mostra) a caldo. Ma in breve: come una segnalazione, seppure di segno più o meno. Seguita a distanza da una critica ragionata, se il manufatto o evento la merita.
(“The New York Review of Books”)

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