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Fede
–
È femminile, direbbe Karen Blixen: “La relazione fra il mondo e il Creatore è
per la donna una storia d’amore. E in una storia d’amore la ricerca e il dubbio
sono assurdità”.
Freud – Contestato più che
accettato. In ambito analitico. Negli anni 1950 negli Stati Uniti si è
affermata una generazione di analisi radicalmente omofobi e misogini. Negli stessi
anni molto femminismo smise di considerarlo il nemico per eccellenza,
proponendosi invece una psicoanalisi (freudiana) “inclusiva”, liberatoria.
Guerra-Pace – È d’uso citare Tacito, “De Agricola”,
a proposito di pace e guerra in questa forma: “Desertum fecerunt et pacem
appellaverunt”, fecero il deserto e lo chiamarono pace, mentre dice l’opposto
– lo fa dire a Calgaco, re dei Caledoni, e riferendosi non ai Romani ma ai
Britanni contro i Romani: “Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant”,
rimasti soli, quello dissero pace. Un’espressione, se si vuole, più calzante in
molte guerre post-1939 – in molte strategie, tutte fallite.
Occidente – Il cammino dei popoli e delle
civiltà si svolge verso Occidente, usa dire “da sempre” - da quando la piccola Europa
si è staccata dalla grande Asia (Grande Madre)? Ma si vede che andando sempre a
Occidente ha completato il periplo su cui aveva ragionato Colombo, ed è ritornato
alla casa madre. Lasciando macerie sul percorso. Senza che ci sia stato un
terremoto. O forse sì, due guerre mondiali. E guerricciole continue al suo interno,
commerciali e anche armate, all’insegna
del “celodurismo”, o nazionalismo – il disegno ottocentesco, collegato ai
risorgimenti nazionali, dei primati.
Religione - L’incroyance
si vuole di ambito laico. Ma pure la religione di Stato, oggi il mercato,
altrove il marxismo-leninismo, o anche il marxismo-leninismo col mercato, e
prima gli imperi-mondi (India, Cina), o gli imperi e basta (Russia, Cina),
anche imprese disperate della storia (Vietnam), sono partorite e gestire in
ambito laico.
Schiavismo – Di un capitale razionalizzato, da marxologi e anime pie, si
è posta a fondamento la bufala dello schiavismo, la tratta più antieconomica
che ci sia, utile solo alla gloriola e poltroneria dei padroni, gente oberata
dalle ipoteche. Mentre la ragione dello schiavismo fu ed è culturale. Di colture
e di cultura. Per il fine suddetto, di un mercato che si vuole nobile, e quindi
poter fingere di non lavorare, non avere affanni. O per altre esigenze: gli
africani servirono a popolare le Americhe di persone e miti, balli, suoni.
Con una derivata anti-Tocqueville, se lo schiavismo è
la chiave dell’arricchimento: l’America dovrà attendere novecento anni per rinascere,
essendosi liberata dalla schiavitù da cento anni – ottocentocinquanta risalendo
alla guerra civile. La fine di Roma indica che ci vuole un millennio per
riprendersi senza schiavi, coltivando in proprio grano, vite e ulivo. In
quarantena millenaria sono pure gli arabi, e si vede.
E dunque l’America, al momento, non esiste? Mentre è
diventata ed è una potenza dalla fine dello schiavismo, col duro e durissimo West,
la fatica quotidiana.
Storia – Anche nella forma spicciola, événementielle, è
segnata dall’eternità, da percorsi a noi esterni e ignoti.
È arduo, si direbbe impossibile, fare la storia di qualcosa che non c’è. Anche
recente. Anche sorretta – provata – da testimonianze. Nei romanzi
dell’Ottocento l’amore sta per follia, per quanto benigna, oggetto spesso di
necrofilia, spiritismo, magia, giuliette e romei, e altre storie nere. Oggi la
materia è sterile.
“La Storia si può veramente chiamare una guerra illustre
contro la Morte”, o “una guerra meravigliosa contro la Morte”, o “una guerra
illustre contro il Tempo”, sono tre incipit di Manzoni, di “Fermo e Lucia” e dei “Promessi
sposi”. Era Manzoni hegeliano, per la storia della Provvidenza, ma incerto.
È anche vero che ogni storia vera,
per quanto scontata, viene meglio d’un romanzo.
La storia del pensiero è piatta. Anche il progresso è
zero, in quanto ragione.
Vuoto – Il vuoto non esiste in natura, e quindi nemmeno nell’animo
umano – o nell’esistenza.
È uno sbocco – un punto di sbarco – del nichilismo. Che però è una forza (operosità,
pensiero) attiva. Pensarsi nichilista è una contraddizione – il nichilismo è
una deriva, informe.
“A clean, well lighted Place”, 1926, uno dei primi racconti di Hemingway,
che poi saranno detti “minimalisti”, in cui due camerieri si spazientiscono perché
è tardi ma non possono finché un vecchio, che “ha tentato il suicidio tempo fa”,
non smette di chiedere ancora bicchierini, e uno dei due s’interroga sul senso
della vita. Per concludere che “lui lo sapeva che tutto era nada y pues nada y
nada y pues nada” – e recitarci sopra un “Padre nostro” del niente – “nada
nostro che sei nel nada…”. Sforzo notevole per questo nada – il racconto è stato
“lavorato” a lungo, e Hemingway venticinquenne a Parigi era in full swing,
anche come socialite.
zeulig@antiit.eu
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