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giovedì 16 ottobre 2025

Secondi pensieri - 570

zeulig


Fede – È femminile, direbbe Karen Blixen: “La relazione fra il mondo e il Creatore è per la donna una storia d’amore. E in una storia d’amore la ricerca e il dubbio sono assurdità”.
Freud – Contestato più che accettato. In ambito analitico. Negli anni 1950 negli Stati Uniti si è affermata una generazione di analisi radicalmente omofobi e misogini. Negli stessi anni molto femminismo smise di considerarlo il nemico per eccellenza, proponendosi invece una psicoanalisi (freudiana) “inclusiva”, liberatoria.


Guerra-Pace – È d’uso citare Tacito, “De Agricola”, a proposito di pace e guerra in questa forma: “Desertum fecerunt et pacem appellaverunt”, fecero il deserto e lo chiamarono pace, mentre dice l’opposto – lo fa dire a Calgaco, re dei Caledoni, e riferendosi non ai Romani ma ai Britanni contro i Romani: “Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant”, rimasti soli, quello dissero pace. Un’espressione, se si vuole, più calzante in molte guerre post-1939 – in molte strategie, tutte fallite.
 
Occidente – Il cammino dei popoli e delle civiltà si svolge verso Occidente, usa dire “da sempre” - da quando la piccola Europa si è staccata dalla grande Asia (Grande Madre)? Ma si vede che andando sempre a Occidente ha completato il periplo su cui aveva ragionato Colombo, ed è ritornato alla casa madre. Lasciando macerie sul percorso. Senza che ci sia stato un terremoto. O forse sì, due guerre mondiali. E guerricciole continue al suo interno, commerciali e anche armate,  all’insegna del “celodurismo”, o nazionalismo – il disegno ottocentesco, collegato ai risorgimenti nazionali, dei primati.
 
Religione - L’incroyance si vuole di ambito laico. Ma pure la religione di Stato, oggi il mercato, altrove il marxismo-leninismo, o anche il marxismo-leninismo col mercato, e prima gli imperi-mondi (India, Cina), o gli imperi e basta (Russia, Cina), anche imprese disperate della storia (Vietnam), sono partorite e gestire in ambito laico.

Schiavismo – Di un capitale razionalizzato, da marxologi e anime pie, si è posta a fondamento la bufala dello schiavismo, la tratta più antieconomica che ci sia, utile solo alla gloriola e poltroneria dei padroni, gente oberata dalle ipoteche. Mentre la ragione dello schiavismo fu ed è culturale. Di colture e di cultura. Per il fine suddetto, di un mercato che si vuole nobile, e quindi poter fingere di non lavorare, non avere affanni. O per altre esigenze: gli africani servirono a popolare le Americhe di persone e miti, balli, suoni.
 
Con una derivata anti-Tocqueville, se lo schiavismo è la chiave dell’arricchimento: l’America dovrà attendere novecento anni per rinascere, essendosi liberata dalla schiavitù da cento anni – ottocentocinquanta risalendo alla guerra civile. La fine di Roma indica che ci vuole un millennio per riprendersi senza schiavi, coltivando in proprio grano, vite e ulivo. In quarantena millenaria sono pure gli arabi, e si vede.
E dunque l’America, al momento, non esiste? Mentre è diventata ed è una potenza dalla fine dello schiavismo, col duro e durissimo West, la fatica quotidiana.
 
Storia – Anche nella forma spicciola, événementielle, è segnata dall’eternità, da percorsi a noi esterni e ignoti.
 
È arduo, si direbbe impossibile, fare la storia di qualcosa che non c’è. Anche recente. Anche sorretta – provata – da testimonianze. Nei romanzi dell’Ottocento l’amore sta per follia, per quanto benigna, oggetto spesso di necrofilia, spiritismo, magia, giuliette e romei, e altre storie nere. Oggi la materia è sterile.
 
“La Storia si può veramente chiamare una guerra illustre contro la Morte”, o “una guerra meravigliosa contro la Morte”, o “una guerra illustre contro il Tempo”, sono tre incipit di Manzoni, di “Fermo e Lucia” e dei “Promessi sposi”. Era Manzoni hegeliano, per la storia della Provvidenza, ma incerto.
È anche vero che ogni storia vera, per quanto scontata, viene meglio d’un romanzo.
 
La storia del pensiero è piatta. Anche il progresso è zero, in quanto ragione.
 
Vuoto – Il vuoto non esiste in natura, e quindi nemmeno nell’animo umano – o nell’esistenza.
 
È uno sbocco – un punto di sbarco – del nichilismo. Che però è una forza (operosità, pensiero) attiva. Pensarsi nichilista è una contraddizione – il nichilismo è una deriva, informe.  
 
“A clean, well lighted Place”, 1926, uno dei primi racconti di Hemingway, che poi saranno detti “minimalisti”, in cui due camerieri si spazientiscono perché è tardi ma non possono finché un vecchio, che “ha tentato il suicidio tempo fa”, non smette di chiedere ancora bicchierini, e uno dei due s’interroga sul senso della vita. Per concludere che “lui lo sapeva che tutto era nada y pues nada y nada y pues nada” – e recitarci sopra un “Padre nostro” del niente – “nada nostro che sei nel nada…”. Sforzo notevole per questo nada – il racconto è stato “lavorato” a lungo, e Hemingway venticinquenne a Parigi era in full swing, anche come socialite.

zeulig@antiit.eu

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