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domenica 12 ottobre 2025

La commedia del teatro

Uno smontaggio del teatro, della finzione teatrale. Del “Gabbiano” di Cechov e del “Santa Govanna” al cinema di Dreyer. Delle tante incongruneze e anche scemenze implicite nei personaggi, nei dialoghi, nelle situazioni canoniche dei persoanggi. Legato dal filo medianico di una nonna defunta che tutta la vita volle essere attrice di teatro, benché star della radio, e morì con qualche particina nelle filodrammatiche. Come a dire che teatro siamo tutti noi, anche fuori della scena.
Una performance tenuta assieme, senza i sussidi teatrali, scene, luci, costumi, trucchi, macchine, da due attori giovani, Olga Mouak, franco-francese, e Arne De Tremerie, fiammingo. Lui più invadente, agitato. Lei più padrona, sottotono, con monologhi da applauso. E più nel ruolo, volendosi l’esperimento coinvolgente anche degli spettatori: al pubblico romano offrendo appigli svelta, in una battuta –“si chiude tutto” (i centri sociali? i teatri? non importa), “speriamo in CasaPound”, etc.. A loro sarebbe dovuta la scelta del “Gabbiano” e di Giovanna d’Arco: la nonna di De Tremerie è morta quando lui entrava alla scuola di teatro con un “pezzo” del “Gabbiano, Mouak è cresciuta a Orléans, il luogo della Pulzella, e ha avuto una nonna in Camerun che sentiva anche lei le voci, ed è morta bruciata. Ma questi pecedenti sono ininfluenti.
Un esperimento semplice, una “decostruzione” derridiana, a suo modo memorabile. Se non che il pubblico, impreparato (o troppo preparato, di addetti ai lavori, attenti ai meccanismi?), ha mostrato di seguire con apprensione. In attesa dell’esito, di un esito, che invece era nella forma – decostruzione non significa oggi più nulla, benché tardo novecentesca: il millennio non ha memoria. E quindi ha fatto mancare la sponda necessaria all’esperimento, la reattività, il ghigno, la risata, la protesta, il buu, l’applauso. Sordo anche alle tante “arie”, pezzi di bravura, dei due artefici – specie a quelle, gestite con piglio da primadonna benché sottovoce, sottotono, soave, di Olga Mouak.
Questa prima uscita dell’esperimento ha in Italia (la pièce è stata ordinata per il festival di Avignone) lo svantaggio di rimandare alle traduzioni in didascalia, su un pubblico franco-fiammingo potrebbe fare un ottimo spettacolo comico.
Milo Rau, La lettre, Romaeuropa Festival, Teatro Vascello

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