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La commedia del teatro
Uno smontaggio del teatro, della finzione teatrale.
Del “Gabbiano” di Cechov e del “Santa Govanna” al cinema di Dreyer. Delle tante
incongruneze e anche scemenze implicite nei personaggi, nei dialoghi, nelle
situazioni canoniche dei persoanggi. Legato dal filo medianico di una nonna
defunta che tutta la vita volle essere attrice di teatro, benché star della radio,
e morì con qualche particina nelle filodrammatiche. Come a dire che teatro siamo
tutti noi, anche fuori della scena.
Una performance tenuta assieme, senza i
sussidi teatrali, scene, luci, costumi, trucchi, macchine, da due attori giovani,
Olga Mouak, franco-francese, e Arne De Tremerie, fiammingo. Lui più invadente,
agitato. Lei più padrona, sottotono, con monologhi da applauso. E più nel
ruolo, volendosi l’esperimento coinvolgente anche degli spettatori: al pubblico romano
offrendo appigli svelta, in una battuta –“si chiude tutto” (i centri sociali?
i teatri? non importa), “speriamo in CasaPound”, etc.. A loro sarebbe dovuta la
scelta del “Gabbiano” e di Giovanna d’Arco: la nonna di De Tremerie è morta quando
lui entrava alla scuola di teatro con un “pezzo” del “Gabbiano, Mouak è
cresciuta a Orléans, il luogo della Pulzella, e ha avuto una nonna in Camerun che
sentiva anche lei le voci, ed è morta bruciata. Ma questi pecedenti sono ininfluenti.
Un esperimento semplice, una “decostruzione”
derridiana, a suo modo memorabile. Se non che il pubblico, impreparato (o
troppo preparato, di addetti ai lavori, attenti ai meccanismi?), ha mostrato di seguire
con apprensione. In attesa dell’esito, di un esito, che invece era nella forma –
decostruzione non significa oggi più nulla, benché tardo novecentesca: il millennio
non ha memoria. E quindi ha fatto mancare la sponda necessaria all’esperimento,
la reattività, il ghigno, la risata, la protesta, il buu, l’applauso. Sordo
anche alle tante “arie”, pezzi di bravura, dei due artefici – specie a quelle,
gestite con piglio da primadonna benché sottovoce, sottotono, soave, di Olga Mouak.
Questa prima uscita dell’esperimento ha in Italia (la pièce
è stata ordinata per il festival di Avignone) lo svantaggio di rimandare alle
traduzioni in didascalia, su un pubblico franco-fiammingo potrebbe fare un ottimo
spettacolo comico.
Milo Rau, La lettre, Romaeuropa Festival, Teatro
Vascello
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