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domenica 5 ottobre 2025

Il castello è un po’ polveroso

C’è stata la crisi del 1929, la fine dei privilegi, le fortune si sono rovesciate, ora bisogna fare i conti, se non guadagnarsi la vita. Molto va venduto. Quello che non è stato perduto al gioco, dallo sciocco zio Giamatti, il fratello della madre – due americani, figurarsi: tanto resilienti (incrollabili, in pace con se stessi) quanto inaffidabili. E anche la servitù cambia. I vecchi sono sempre quelli, maggiordomo, cuoca, i giovani sono autonomi – ancora non sindacalizzati ma talvolta impertinenti. Uno è diventato anche il cocco – l’amante? – di Noel Coward, figurarsi, impertinenza doppia. Ma anche la famiglia cambia.
Mary, che ha deciso di divorziare, viene esclusa dalla buona società, a Londra e nel vicinato, nel Sussex. Si rifarà una vita salvando il salvabile, cioè Downton Abbey. E convincendo i genitori, gli onnipresenti Robert e Cora delle prime due serie, ad acconciarsi a vivere a Londra in appartamento – curiosa cosa per essere una casa, senza grandi camini e senza scale, e anzi con una stanza dietro l’altra – accuditi da una sola cameriera. Mentre Coward, per i cui drammi a Londra si fanno le code, con l’ex valletto, invece che dare scandalo diventano i salvatori di Mary e di Donwton Abbey, con la sola loro presenza a una cena a cui tutta la buona società preme per essere invitata. O tempora, o mores. Ma siamo inglesi, e non ci lamentiamo. Mary resterà sola, riaccettata in società sebbene con con poca servitù, a gestire Downton Abbey – sarà una dimora gentilizia visitabile, a pagamento (ma il titolo sembra dire che non saranno più sequel)?
Gli eventi insomma precipitano, il rivoluzionamento continuo domina il terzo episodio, contro la rocciosa staticità dei primi due. Anche il film sembra fatto alla svelta, la sceneggiatura, i tagli, i dialoghi. Perfino i colori: Simon Curtis, che aveva illustrato il secondo episodio della serie sui verdi soleggiati, qui annega tutto sui bruni, spenti, anche i ricevimenti, non più fiammeggianti, anzi polverosi.
Simon Curtis, Downton Abbey – Il gran finale

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