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venerdì 10 ottobre 2025

Nobel alla paura

“Ritiratevi in ​​un luogo sicuro e salvaguardate tutto ciò che è importante per voi, portatelo sottoterra, tutto ciò che avete, togliete i gioielli, il cibo, le fotografie dei bambini, la poltrona dove vi piace sedervi con un libro in mano, la tenda dietro la quale vi sentite al sicuro, dalla finestra; raccogliete tutto ciò che vi era caro, raccogliete le carte d'identità e i certificati di battesimo, prendete i soldi dalla banca e nascondeteli in cantina dietro il muro, ma in realtà ogni gioiello, ogni pezzo di cibo, ogni fotografia del bambino, ogni poltrona e ogni amato libro, ogni tenda e ogni documento, e in realtà tutti i soldi fino all'ultimo centesimo, e nascondete davvero tutte queste cose bene, ma davvero bene, sottoterra, così che almeno potrete credere fino ad allora che ci fosse un senso in tutto questo, finché non saremo arrivati, cercate protezione almeno fino ad allora, mentre siete ancora in grado di credere che non siamo ancora arrivati…”. L’umanità è messa in guardia – non solo qui, anche in altri racconti. Dal Nobel ungherese con molta concitazione, periodi lunghi una pagina, e atmosfere apocalittiche.
È come spiega Com Toibìn a commento: “La prosa del romanziere ungherese László Krasznahorkai è carica di minaccia, ma sarebbe un errore interpretarla come politica o come qualcosa che non arriva da nessuna parte. …. La sua immaginazione si nutre di paura e violenza autentiche; ha però un modo di rendere paura e violenza ancora più reali e presenti, estrapolandole da un contesto familiare”.
Una prosa dall’effetto curioso, sempre ansiogena. Si direbbe che Krasznahorkai, ungherese, ricostituisca con Thomas Bernhard, austriaco, una sorta di Cacania della concitazione – della narrazione senza pause e senza respiro (punto). Ma con una curiosa differenza. In Bernhard la concitazione, estesa su più pagine, se non per l’intero racconto, assume anche tonalità ironiche, sarcastiche, comiche, perfino idilliache, si procede nella lettura come se fosse punteggiata, “sagomata”. Su una pagina invece, come usa Krasznahorkai, assume un tono, oltre che concitato, minaccioso, costantemente. 

Un Nobel di genere, horror? Molto caduta degli dei, del mito, delle illusioni, del vecchio impero, dove spiriti e genti convivevano nella differenza. Quasi un ultimo vagito, minaccioso, della fantastica Mitteleuropa. Nella Europa odierna, senza bussola.
László Krasznahorkai, Animalinside, “The New York Review of Books” (leggibile anche in italiano)

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