skip to main |
skip to sidebar
Ma Trump non ha veramente cambiato idea
Non c’è un Trump di Gaza Riviera e un Trump (quasi) filo-palestinese,
perlomeno a Gaza. Ci si è interrogati in America sul “pianto di pace”, se e
perché Trump ha rotto con Netanyahu, e si è concluso che non c’è nessuna
rottura.
Ci si è chiesti se Trump sia stato influenzato dai sondaggi di Pew Research,
che danno gli ebrei americani divisi su Gaza, sulla guerra. Con una larga minoranza,
il 39 per cento, che bolla l’offensiva su Gaza come genocidio. E quasi tutti,
otto su dieci, scontenti per il prolungamento della guerra – colpa di Netanyahu
per l’86 per cento, di Trump per il 61. Critici anche personaggi ebrei membri di
spicco del Congresso, il senatore Sanders, Democratico, e il capogruppo repubblicano
al Senato Schumer. Ma si è concluso che Trump si è speso per Israele per compiacere
l’elettorato evangelico conservatore - che è più sionista, se possibile, dei
sionisti radicali, che Israele riconducono alla Bibbia.
Trump, si è concluso, ha agito di conserva con Netanyahu. Che potrebbe
iniziare un nuovo ciclo politico, post-bellico, liberandosi dei sionisti oltranzisti
Ben Gvir e Smotrich. Non liberandosene, poiché dovrebbe andare alle elezioni e
non le vincerebbe, ma facendo imporre dagli Stati Uniti, che armano e finanziano
la guerra, la pausa bellica indigesta.
Trump si fa rappresentare nella mediazione al Cairo dal genero Jared Kushner.
Una famiglia, i Kushner, cui Trump è molto
legato. Il giorno dell’Inaugurazione ha graziato il consuocero Charles, anche
lui immobiliarista, che era in carcere per reati fiscali, e subito poi lo ha
nominato ambasciatore alla corte d’Inghilterra. Charles Kushner e Netanyahu
sono molto amici, da quando i Netanyahu stavano in America. Si deve a Kushner il progetto Gaza Riviera, o GREAT (Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation) Trust.
Nessun commento:
Posta un commento