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lunedì 6 ottobre 2025

Ma Trump non ha veramente cambiato idea

Non c’è un Trump di Gaza Riviera e un Trump (quasi) filo-palestinese, perlomeno a Gaza. Ci si è interrogati in America sul “pianto di pace”, se e perché Trump ha rotto con Netanyahu, e si è concluso che non c’è nessuna rottura.
Ci si è chiesti se Trump sia stato influenzato dai sondaggi di Pew Research, che danno gli ebrei americani divisi su Gaza, sulla guerra. Con una larga minoranza, il 39 per cento, che bolla l’offensiva su Gaza come genocidio. E quasi tutti, otto su dieci, scontenti per il prolungamento della guerra – colpa di Netanyahu per l’86 per cento, di Trump per il 61. Critici anche personaggi ebrei membri di spicco del Congresso, il senatore Sanders, Democratico, e il capogruppo repubblicano al Senato Schumer. Ma si è concluso che Trump si è speso per Israele per compiacere l’elettorato evangelico conservatore - che è più sionista, se possibile, dei sionisti radicali, che Israele riconducono alla Bibbia.
Trump, si è concluso, ha agito di conserva con Netanyahu. Che potrebbe iniziare un nuovo ciclo politico, post-bellico, liberandosi dei sionisti oltranzisti Ben Gvir e Smotrich. Non liberandosene, poiché dovrebbe andare alle elezioni e non le vincerebbe, ma facendo imporre dagli Stati Uniti, che armano e finanziano la guerra, la pausa bellica indigesta.
Trump si fa rappresentare nella mediazione al Cairo dal genero Jared Kushner. Una famiglia, i Kushner,  cui Trump è molto legato. Il giorno dell’Inaugurazione ha graziato il consuocero Charles, anche lui immobiliarista, che era in carcere per reati fiscali, e subito poi lo ha nominato ambasciatore alla corte d’Inghilterra. Charles Kushner e Netanyahu sono molto amici, da quando i Netanyahu stavano in America. Si deve a Kushner il progetto Gaza Riviera, o GREAT (Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation) Trust.

 

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