Cerca nel blog

giovedì 24 luglio 2008

Spataro, l'amico di Tavaroli

Nell’autodifesa di Tavaroli con D’Avanzo su “Repubblica” c’è almeno una cosa certa, nella puntata del 22 luglio:
“Era più o meno il settembre del 2001. Mi chiama Armando Spataro, allora membro del Consiglio superiore della magistratura. Mi dice: “Il tuo capo ha risolto i problemi di Berlusconi”. Era accaduto che Pirelli Real Estate avesse rilevato Edilnord di Berlusconi che navigava in cattive acque. Per Pirelli era un affare, per Spataro un favore. Nel 2003 Armando ritorna a Milano come procuratore aggiunto. Ho l'idea di farlo incontrare con Tronchetti. Organizzo il meeting. Ma, quel giorno, commetto un errore grave. Invece di andare via, come facevo sempre, rimango nella stanza e sono testimone della loro conversazione. Che non va per nulla bene. Quasi al termine, Tronchetti chiarisce che magistratura e politica devono reciprocamente rispettarsi e che il lavoro dei giudici non può pregiudicare le responsabilità della politica. È più o meno una banalità, ma detta in quel momento suonò alle orecchie di Armando come una difesa pregiudiziale di Berlusconi e una censura per le iniziative della magistratura. Spataro ne ricava la convinzione di avere di fronte un uomo piegato agli interessi di Berlusconi. Nessuno gli ha tolto più quell’idea dalla testa”.
Si certifica - posto che l’incontro a tre è, come dice Tavaroli, contrario a tutti i protocolli delle spie e delle mafie, cioè non è smentibile – che la Procura di Milano si consulta con i potenti della città. Magari contro altri potenti, ma è così che fa le indagini. Non è una novità, ma è importante ricordarlo: Spataro, che ha un forte senso della giustizia, nella logica politica di Carl Schmitt, dell'amico\nemico, è amico di Tronchetti Provera e nemico di Berlusconi. Ma la cosa non manca di brivido, immaginando la giudice Gandus al posto di Spataro, di cui è fedele seguace.
“Sono assolutamente convinto che Tronchetti sapesse in tempo reale quali fossero le intenzioni e le mosse della Procura”, dice ancora Tavaroli. E questo non ha bisogno di prove: a Milano lo sanno tutti, la Procura è flessibile. Nella logica, questa, che la sociologia chiama del double standard - al tempo di Togliatti era il linguaggio doppio.

Nessun commento: