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venerdì 13 marzo 2009

La verità di Pasolini nelle lettere

Pasolini è in queste lettere, per accenni, dietro le lunghe argomentazioni, tutto quello che critica: amante del lusso e dei consumi, dei premi e degli onori, del sesso facile. È d’altro canto sempre fedele al Pci, che in ogni occasione della sua vita e della sua attività gli è stato contro, anche con violenza, sempre sgradevolmente – l’amabile Calvino lo dice “comunista dolciastro” – anche se se n’è appropriato dopo morto. E questo non è opportunismo, o forse sì. Nell’introduzione Naldini, a proposito di Pasolini che nel buen retiro di Versuta nell’anno fatale 1943 si occupa della tesi di laurea, nota, a proposito del tema scelto, pascoliano: “Un mondo magico, altamente artificiale, falsamente ingenuo, molto vicino al suo gusto”. Il vero Pasolini sarà un commediante? In maschera è felice.
Mancano alcune cose dalla vita di Pasolini, che la corrispondenza mette in rilievo: la guerra, i tedeschi, la durezza del Pci, il padre, cui pure deve molto. Il 12 febbraio 1945 il fratello Guido, partigiano, viene ucciso a tradimento, con accanimento, da altri partigiani. Il 18 Pasolini fonda l’Academiuta de Lenga Furlana, la passione letteraria e la creazione di sé fanno aggio su ogni altro sentimento, di dolore, d’indignazione.
Molte cose in questa scelta di lettere sono peraltro ancora novità, nella persistente agiografia. L’amore del lusso. La creazione del personaggio: di ogni lettera spedita Pasolini teneva la copia carbone, sulla quale apportava a penna le correzioni ortografiche o dell’ultimo minuto dell’originale. Il sentimento religioso: “L’usignuolo della chiesa cattolica” era originariamente “un libretto di meditazioni religiose”. L’incredibile corrispondenza con Calvino sul “sapore meridional-romanesco di tutto il movimento operaio italiano”. O: il cinema è oggettivo, la letteratura è soggettiva, borghese. O: “Ah, fosse il patrimonio semantico della nostra lingua almeno uguale a quello anglosassone e francese!” – e tedesco no? Ma l’italiano ha più sensi, se non ha più parole.
Naldini non è tenero con la figura pubblica del cugino e amico, e tuttavia non se ne stanca: tre o quattro scritti biografici si sono succeduti dopo la curatela delle lettere. Compreso il saggio sulle abitudini sessuali del poeta, brutali, rozze. Un primo moto di distacco Naldini l’aveva avuto col contributo a “Desiderio di Pasolini”, la collettanea pubblicata nel 1990 da Stefano Casi sull’omosessualità “non accettata” del poeta. Qui, a p. 209, i suoi amori devono essere sotto i venti anni, del popolo, casuali e solo occasionali.
Pier Paolo Pasolini, Vita attraverso le lettere

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