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giovedì 10 settembre 2009

Berlusconi è finito, come genere letterario

Potrà fare i suoi fuochi ora in tribunale, poiché si querela contro tutti, ma in libreria è finito: il fenomeno Berlusconi ha saturato i lettori. “Papi”, prontamente sfornato come lettura estiva dagli specialisti sulle sue avventure con le minorenni, come diceva la consorte donna Veronica Lario, ha fatto il record dell’invenduto. Le cataste prontamente ammucchiate in libreria sono rimaste lì: il libro è molto sfogliato, la prima copia, ma la pila resta intonsa, la curiosità, si vede, non regge alla decisione acquisto. Ora è in offerta a forte sconto.
Il genere non incontra più. C’era una scelta di una sessantina di titoli ancora un paio di estati fa, col centro-sinistra. Ora ce ne sono sei: questo e un altro dello stesso Travaglio, uno di Sartori, i due velenosi ricordi senili di Deaglio e Andrea Camilleri, di cui Berlusconi sembra occupare la vita, e il sesto è di Zappadu. Sono tanti quanti quelli sui “comunisti”, genere che Pansa riesce malgrado tutto a tenere in vita.
È stanca evidentemente la stessa editoria. “Papi” era uscito “per il 25 luglio di Berlusconi”. Inizia rivolgendosi “al colto e all’inclita”. E finisce con “la voglia di espatriare è forte”.
Travaglio-Gomez-Lillo, Papi, Chiarelettere, pp. 331, € 15

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