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giovedì 24 luglio 2014

Se la difesa dell'Italia si fa a Washington

Dunque, sappiamo dal “Times of India”, via rosebud (www.rinabrundu.com), che l’Italia l’altra settimana ha chiesto la collaborazione Usa per risolvere il caso dei marò detenuti in India, ormai da quasi tre anni, senza condanne e senza imputazioni. Il caso in effetti non è semplice, ma con gli Usa viene inquadrato nella giusta posizione, come un evento della lotta alla pirateria. Alla quale l’Italia partecipa per un impegno internazionale su impulso Onu-Usa.
Il caso è questo. Semplice, ma non abbastanza per la diplomazia europea. Il Consiglio Europeo, la Commissione europea, la baronessa Ashton, responsabile della politica estera europea, non hanno fatto e nemmeno detto nulla.
Con la collaborazione americana, il caso si risolverà. L’Italia ha una ventina di costose missioni militari in giro per l’Africa e l’Asia, in accordo con gli Usa. E dunque, ancora una volta l’Italia trova ascolto a Washington ma non a Bruxelles. Dove al contrario ora il suo candidato al posto della Ashton, sia Mogherini sia D’Alema, viene contestato dai paesi ex Urss che vorrebbero la Ue in guerra con la Russia. Che è incredibile, ma è quello che sta succedendo.
È la conferma che non c’è una politica estera e di difesa europea. Non è interesse delle forze egemoni in Europa, dapprima Londra e Parigi, ora Berlino. Mentre è interesse dell’Europa, se vuole un futuro, e quindi dell’Italia.
Giocarla sul piano delle buone intenzioni, come fino ad ora è stato fatto, non porta a nulla: l’Europa non ha cambiato le vecchie regole del gioco e ad esse bisogna attenersi. Costruire un potere negoziale. L’Italia purtroppo ha rinunciato a suo tempo al potenziale maggiore, l’allargamento a Est. Ma ha ancora un ventaglio di fronti aperti: l’immigrazione, il bilancio, i rapporti con la Russia, con l’America Latina, con l’Africa, dove l’Italia ha credito da spendere, il tema purtroppo accantonato delle regole finanziarie (sapendo che Angela Merkel ha stabilito un asse con la City londinese), la politica energetica (dove però dovrebbe cominciare col rendere competitivo il mercato interno).

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