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sabato 26 luglio 2014

Torna il monopolismo, benedetto

Nella banca no, i disastri sono ancora recenti, ma nella tv, nella telefonia, nella comunicazione (Facebook, Google, Windows), è l’ora del monopolio. Le acquisizioni si succedono, e gli accorpamenti. All’insegna, come sempre, dell’innovazione e delle sinergie, i due pilastri classici del monopolismo. Ma senza nessuno dei bilanciamenti – i “paletti” - che il mercato e gli Stati sempre hanno posto allo strapotere di un singolo soggetto. Anzi, in un generale entusiasmo.
È la riprova che l’informazione è malata, a partire dalla sua radice, l’informazione economica – dimmi come mangi e ti dirò ch sei. Fatta dalle banche d’affari, che sono poi le artefici e beneficiarie del neo monopolismo, o “grande è bello”. Un mercato che inneggia al monopolismo è per natura sospetto. Tanto più quando il monopolio, come ora, s’impone nell’informazione. E invece non c’è scandalo, solo entusiasmo.
Più bizzarra è la disattenzione della politica, dei pubblici poteri. Che dovrebbero temere più dei singoli il monopolio dell’informazione e invece se ne congratulano, lo benedicono. Nel nome dell’efficienza, dell’occupazione (del suo aumento o della sua riduzione?), della conconcorrenza internazionale, tutta roba risaputa senza senso.

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