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venerdì 25 luglio 2014

Non sono inglese, sono scozzeseee

Lo dice Alexander Fleming, lo scopritore della penicillina, in una famosa cena a Indro Montanelli, dopo essersi negato a qualunque evidenza. Montanelli sbotta: “Ma non è lei, Alexander Fleming, l’inglese che ha scoperto al penicillina?”. “Non sono inglese, sono scozzese!”. La distinzione non era frequente, ora sì.
Dunque Sean Connery, pur non frequentando la Scozia, ce l’ha tatuata e la vuole separata. A.K.Rowling no – Londra è il paradiso di Harry Potter, lo vendono in mille pezzi, dagli occhialetti ai vecchi trucchi di magia riconfezionati.Certo, la Regina sarà dimezzata, se il referendum andrà a buon fine. Un peccato, dopo che era scesa sull’Olimpiade in elicottero. Ma per Helen Mirren non sarebbe la consacrazione?
Ci sono sempre i pro e i contro, anche nei referendum. Ma, fatte le somme, che Inghilterra avremmo? E se anche Shakespeare, fra i trecento e tanti altri non-Shakespeare che potrebbe essere (ce n’è pure uno di Bagnara, in Calabria), si dichiarasse scozzese?
Certo, la Scozia non esisterebbe senza Walter Scott, che la “inventò” nei famosi saggi della “Invenzione della tradizione”. Scott era scozzese, non solo di nome, ma ben londinese. Come la madre di Harry Potter, e molti anglo-indiani, Rushdie, il Dio delle piccole cose, eccetera. Ma poi i migliori inglesi, filosofi, scienziati (Jams Clark  Maxwell tra i tanti, oltre Fleming e Watt), economisti, medici, amministratori imperiali, e qualche generale, sono scozzesi. Dovremo dire che gli in glesi sono in realtà scozzesi?
Prendiamo la filosofia. La lista è imponente: Kant, Ferguson, Adam Smith, Hume, Carlyle, Francis Hutcheson - che però era irlandese. Anche degli scrittori: Conan Doyle per esempio, accanto a W.Scott, Stevenson, James Barrie. Kant, bisnonno Cant, con tutto il teutonismo con cui si esprime, è scozzese, negatore della natura, contrattualista, per quel suo patto etico con se stessi e la società, lo scozzese do ut des.

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