skip to main |
skip to sidebar
A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (604)
Giuseppe Leuzzi
Calenda
non mette nel mirino il “Sud”, critica le candidature regionali di sinistra:
Fico in Campania (uno che non sa nulla di amministrazione, e vuole chiudere il
termovalorizzatore di Acerra), Tridico
in Calabria (“l’inventore del reddito di cittadinanza, che promette, mentendo,
di reintrodurlo a livello regionale con fondi europei”), Emiliano in Puglia
(“pretende un posto in consiglio regionale per «garantire» i suoi, ma chi è, un
feudatario?”). Calenda non ha peso politico, ma i “vincenti” del Sud sono quello
che dice, non hanno altro spessore. Poi dice che il Sud arranca. Con questa
“politica”.
Prosegue
senza novità da parecchie settimane ormai l’inchiesta della Procura di Cosenza
che ha costretto alle dimissioni, pur senza imputazioni, il presidente della Regione, Occhiuto. Senza
novità nel senso di prospettare imputazioni che richiedano la decisione di un
giudice. Solo voci, indiscerzioni, insinuazioni. Un gioco furbo, sembra. Tanto
più che il Procuratore e i vice che che alimentano l’inchiesta, sono di Renzi, “renziani”
professi, che hano fatto carriera con Renzi.
Ma,
su questo, silenzio totale – sembrerebbe una notizia ghiotta e invece no. E
quindi, certo, non si puo’ dire che in Calabria non ci sia la mafia.
In
previsione del Riesame, l’altrimenti anonimo arcivescovo di Milano Delpini, si
sporge sul “Corriere della sera”, nientedimeno. Chiede una intervista, gli
danno una pagina, e lui ammonise severo: “Non stimo i magistrati che cercano la
ribalta”. Altrimenti? Scomuniche no, non gliene frega nulla a nessuno. Ma un
precetto sì, ai giudici. Che subito obbediscono: tre tribunali diversi del
Riesame, un unico giudizio – e il perché lo sapremo “a babbo morto”.
Se
l’anonimo Delpini, “prete di strada” del defunto papa Francesco, fosse stato di
Palermo, avremmo detto il suo un “avvertimento”, mafioso. La differenza è tutta
qui, la latitudine
Abbasso la Madonna
Monsignor Oliva, vescovo di
Locri, non è Delpini – Locri non è Milano. Ma non teme di prendere posizione, se
necessario, anche lui. Quest’anno ha tentato di sfrattare la Madonna di Polsi – la Madonna
della Montagna che si venera all’interno del massiccio dell’Aspromonte (la Montagna).
Che in Calabria, e in mezza Sicilia, è attentato grave, ma lui è protetto dal
cardinale Zuppi, nientedimeno, altro “prete di strada” del papa Francesco, ma
anche suo uomo di fiducia, di cui ha fatto il capo dei vescovi italiani.
Al monsignore non piacciono
le processioni, i pellegrinaggi, la pietas
popolare, tutte queste Madonne che
in Calabria si festeggiano (“culto mariano” si, ma….): paganesimo. Ci provò a probirle al tempo
del covid, con l’aiuto dei Carabinieri. Quest’anno ha puntato a una”pulizia
radicale”. Si è fatto dire da un apposito comitato straordinario adunato a
Reggio (la prefetta, il commissario al Comune di San Luca, il sindaco di Locri,
l’assessore regionale ai Lavori Pubblici, rappresentanti delle forze
dell’ordine, dei vigili del fuoco, del 118 Suem) che le strade di accesso sono franose
o in ristrutturazione, e i soccorsi difficili, come se gli altri anni i fedeli
ci andassero in autostrada e non per
strade poco più accessibili di un sentiero, oppure a piedi, e ha decretato: “Venite
tutti allo stadio di Locri il giorno della festa (il 3 settembre), ci portiamo
la Madonna in elicottero e facciamo una bella rimpatriata”, come quando il papa
va a incontrare le folle. Paventava solo che lo stadio della Locrese, squadra
dilettantistica, di Eccellenza, non bastasse. E invece tutti hanno protestato:
non veniamo. Allora ha ripiegato su un
duro no: la statua della Madonna resta dov’è (chiusa a Polsi), si celebrino
delle messe nelle “comunità” (nei paesi) che storicamente si riconoscono nella
devozione alla Madonna di Polsi. Silenzio. Il gelo come rifiuto - nemmeno più
polemiche. Ora l’1 e il 2, un lunedì e un martedì, si vedranno gli effetti
dell’ordinanza.
Una vicenda locale ma
parecchio assurda. Per l’indigenza combinata della chiesa autodeclassata con la
sociologia da caserma – e un pizzico di laicismo, le massonerie ci vogliono
sempre.
Il santuario all’interno
dell’Aspromonte è a ogni evidenza il luogo di culto con più continutà in
Europa, dapprima di Zeus (il culto dendrico, Dodona), o Atena, poi della Madonna
che combatte la Sabba Sibilia, e cioè il male (in tema è possibile leggere su questo
sito
http://www.antiit.com/2007/09/polsi-il-luogo-di-culto-con-pi.html)
Ma i Carabinieri hanno
deciso un quarto di secolo fa, avendo scoperto le virtù dei videmontaggi, che è
la Madonna dei mafiosi. E lo hanno ripredicato a lungo ogni anno. Fino a fare
allontanare, già nel 2007, il vescovo di Locri Bregantini, il più radicale
antimafioso, ed efficace, che aveva da solo rigenerato la Locride ma era inviso (dichiaratamente)
alle massonerie locali. Senza dire se i mafiosi fotografati li avevano poi arrestati
e condannati (i più sono sempre qui con noi). Una demolizione radicale.
Rilanciata cinque o sei anni fa, quando la Madonna mafiosa cominciava a
tediare, con le Madonne che usano le processioni per fare “l’inchino ai mafiosi”. Invece di prenderli, di prendere i mafiosi, se la sono
presa con la Madonna. Cosi, per la prima volta in 400 anni, come sottolinea lo stesso giornale dei vescovi, la Madonna della Montagna non si festeggia. E tutto sarebbe ridicolo, se la chiesa vuole il suo male.
Se non fosse la realtà dell’Aspromonte, un bacino da mezzo milione di persone,
poco meno. “Non conosce la Calabria chi non conosce l’Aspromonte,
e non conosce l’Aspromonte chi non conosce Polsi”, poteva dire il vescovo
Bregantini, di Trento - per questo inviso ai massoni e ai Carabinieri, e ora, come sembra, ai vescovi “di
strada”?
Sudismi\sadismi – La miniera dei
burocrati
Lo
Stato – l’ex Stato – si commissaria ormai per tutto: dimissioni, bilancio,
mafia, rinvio a giudizio..... Ma la causa importa poco, importa solo che i
funzionari prefettizi e i prefetti in pensione abbiano una seconda
retribuzione, se non occupazione (bisognerebbe che nella prima funzione
facessero qualcosa, si impegnassero, lavorassero - e anche nella seconda, da
commissari con licenza tuttofare).
Si
commissaria in tutta Italia, ma al Sud in molto più gran numero – e a buon
diritto, non siamo al Sud? I Comuni e
ogni azienda pubblica. Specialmente le (ricche) Asp.
Il
compito del commissario non è la buona gestione del comune, azienda, bene, ma
l’occupazione del comune, l’azienda, il bene, per un periodo congruo a
“disintossicarla”, almeno18 mesi - è il business
dei business dei burocrati, e quindi
smantellarla è impossibile.
E
così si fa fatica a capirne la ratio:
che senso ha il commissariamento, a parte l’interesse dei burocrati? Alla Asp
di Vibo Valentia, decapitata per mafia, era stano nominato commissario alcuni
mesi fa, con auto di servizio e scorta armata, un prefetto in pensione,
Piscitelli. Che oggi viene rimossso, con un altro prefetto in pensione, Tomao.
Senza spiegazioni. Della Asp decapitata non si sa ancora se è vera l’accusa di
mafia. Del commissario Piscitelli non si sa nulla. E della sua sostituzione –
anche lui per mafia? – nemmeno. A Vibo Valentia si curano, bene e male, come si
curavano prima. Solo si sa del nuovo commissario, Tornao, che la velina
dell’Interno magnifica, che merita perché è stato prefetto in Calabria, a
Cosenza.
Il
Sud è il tesoro nascosto della burocrazia, una miniera. Decisamente non
arriverà mai al famoso decollo se non si libera dell’“Italia”.
Il conto del
delitto
“La Corte dei Conti segnala da anni che il costo della
corruzine è 60 miliardi per i cittadini”, scrivono i Pm che accusano la giunta
Sala a Milano. È “un abbaglio”, spiega Ferrarella sul “Corriere della sera”:
nel 2014 Bruxelles attribuì questa stima alla Corte dei Conti, la quale invece
due anni prima aveva detto il contrario. Aveva detto inattendibile la cifra,
attribuendola a un Procuratore Generale che nel 2009 l’aveva erroneamente attribuita
“all’allora Servizio Anticorruzione e Trasparenza del ministero della Pubblica
Amministrazione”. Il quale aveva citato la stima come “esempio di opinioni”.
Come nascono molte
delle cifre stratosferiche dei fatturati e la potenza finanziaria delle mafie.
Nascono tutte alla stessa maniera: spariamola grossa. Pino Arlacchi, il sociologo
che quarant’anni fa scoprì, con l’allora Procuratore Capo di Palmi Cordova,
la mafia imprenditrice, nel Millennio farfallone si è messo in disparte e tace,
per non criticare. Per es. il fatturato dei Casalesi, di una delle bande di
Casalesi, più grande del pil della Slovacchia (tanto, la Slovacchia chi sa
cos’è e dove si trova). Il “Gomorra” di Saviano è un esempio terrificante di
simili calcoli. Che non sono innocui – né innocenti (sarebbero da dementi):
danno potenza e consistenza inafferrabili, incontrastabili, a bande di
malfattori. Che aspetterebbero solo di essere arrestate e condannate.
La separazione fra
magnificazione e denuncia è impossibile – indistinguibile, inutile? Cui bono?
Il richiamo della foresta – al bisogno
“Carmelo Versace, già
alfiere di Azione, il partito che fece del Reddito di cittadinanza il mostro da
abbattere, si ritrova oggi folgorato, sulla via della campagna elettorale regionale.
E non dal cielo, ma dal più redditizio (in tutti i sensi) «reddito di dignità»”.
Non è una cattiveria di “Tempostretto”, sito locale, Versace vuole che si
sappia.
Il “reddito di dignità” è un’altra
formula dell’intramontabile Tridico, che portò al quasi fallimento con i
governi Conte la finanza pubblica, e cioè l’Italia, e cioè tutti noi. Ci ha
pensato su un paio di settimane, prima di trovare la formula giusta per accettare
il corteggiamento di Schlein e Conte e
guidare le sinistre alle Regionali, e l’ha trovato, il richiamo è stato
immediato.
Carmelo Vesace è in buona
compagnia con Conte, il professore compagno di merende di Tridico. Ma Conte è
un furbo, Versace (Carmelo) è quello del “bisogno”. La chiave di volta della
“povertà” in Calabria. La regione, a causa del “bisogno”?, è restata la più
indietro (“povera”) di tutta l’Europa, anche dell’Est. Anche se col “bisogno”
viaggia in Mercedes, Bmw, e pure in Porsche.
Il “richiamo della foresta", si sarebbe detto di
Tarzan. Di Carmelo Versace no, è un signore rotondetto, quelo che non si pone
problemi di linea perché non fa nulla e nulla vuole fare, il tipico “uomo di
centro”.
leuzzi@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento