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L’antisemitismo ritorna con la guerra
Una
lettura per più aspetti inquietante, ma che sarebbe opportuno leggere ora. Con
gli sviluppi della guerra di Israele contro Hamas e contro quelli che si
rifiuta di dire palestinesi, gli abitanti di Gaza e della Cisgiordania, che
combatte in blocco, per quanto anonimi. Perché ogni fenomeno, anche il più bieco, ha una causa.
Il
caso di Céline è diverso. Questo pamphlet
fu una sorpresa nel 1937. L’antisemitismo era la politica del Terzo Reich,
e Céline era anti-boche , anti-tedesco, da combattete e mutilato
di guerra del 1914-1918. E non era in Francia, benché l’antisemitismo
ancestrale vi fosse diffuso, nella provincia, nel basso popolo, materia di
attrazione. Ma Céline sentiva aria di guerra, che temeva, che denunciò con
costanza. E sul tema guerra faceva propri i “Procotolli di Sion”, il falso
complotto ebraico-massonico per dominare il mondo distruggendolo. Non della
pubblicazione propriamente detta, redatta e diffusa dai servizi segreti russi
al tempo dell’ultimo zar, ma del sentimento popolare, comune. Era anche reduce
da Mosca, dove era stato l’anno prima, la cui falsa rivoluzione aveva denunciato
in un precedente libello, “Mea Culpa”, facendone una colpa ai falsi maestri del
marxismo-leninismo, da lui identificati in blocco come ebrei.
Perché
sarebbe utile la rilettura di questo Céline, dei suoi libelli? Per capire le
false conclusioni cui glo eventi temuti
possono portare. Per capire anche, e quindi fronteggiare, la violenza dei miti,
delle persone miti – le paure, e le reazioni scomposte. Compreso il vezzo, o
vizio, del capro espiatorio, tanto rassicurante per le coscienze. Anche delle vittime
del pregiudizio.
Oggi
c’è indubbiamente un rigurgito antisemita. Ha delle cause. Che però non vengono
analizzate.
Tradotto
da Pontiggia e proposto da Guanda nel 1981, quando era proibito in Francia, e
ora introvabile, in francese e in ìtaliano, è il primo dei tre pamphlet antisemiti pubblicati da Céline
tra il 1937 e 1 il 1941, antibellicisti e antisemiti.
Louis Ferdinand Céline,
Bagatelle per un massacro, Guanda, pp. 187 pp.vv.
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