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Il primo Céline, o un vaccino contro l’antisemitismo
È
la radice dell’antisemitismo di Céline, che dieci anni dopo esploderà con i
libelli dichiaratamente antisemiti. “Sola opera teatrale scritta e pubblicata
da Céline, «La chiesa» costituisce in qualche modo una ripetizione generale del
«Viaggio al termine della notte»”, così la vuole l’editore Gallimard che l’ha
ripresa da Denoël e ce l’ha in edizione. Non si direbbe. “Quando l’antisemitismo
non era peccato”, aveva potuto intitolarne la recensione questo sito dieci anni
fa – negli anni 1920, prima di Hitler, quando era diffuso e blando.
Non
una grande lettura. Ma è utile nella reviviscenza del pregiudizio antisemita, giustificata
che sia dalla politica di Israele. Qui per un motivo minore, il carrierismo alla
Società delle Nazioni.
La “farsa” ha, tra i
luoghi comuni sulle massonerie, l’ebreo cinico Yudenzweck (“la cosa ebraica”),
uomo senza emozioni. Un personaggio, questo spregiativo Yudenzweck, su cui
sembra ricalcato il tardo Solal di tanti libri di Albert Cohen - anch’egli per
qualche tempo ginevrino, anche alla Società delle nazioni (all’Ilo,
l’organizzazione del lavoro). Ma per questo motivo una lettura istruttiva. Il
sionismo, per quanto invadente sui media, specie quello colonialista di
Netanyahu, non è il mondo ebraico, o l’“ebraismo” (non, p.es., in America, dove
ha molti più critici e anzi avversari che sostenitori). E bisogna stare attenti
– una lettura come un vaccino.
È probabilmente il primo
testo letterario del dottor Destouches, il futuro Céline, nel 1926, contemporaneo
al “Progresso”. Due abbozzi di commedia, definiti dall’autore farse. Dove però
non si ride, al più si ghigna: due testi satirici. Uno contro il vizio del
voyeurismo, proprio dell’autore, “La chiesa” contro il carrierismo alla Società delle Nazioni, oggi Onu, all’insegna ipocrita della pace e lo sviluppo, ambiente che il dottore
conosceva per averci lavorato a più riprese per un decennio (a quella che sarà
l’Oms, l’organizzazione per la sanità). E lo dichiara: “Il tema della farsa è
esplicito: sollevare il velo sulle buone intenzioni degli uomini chiamati a
compiti di responsabilità negli organismi internazionali che si occupano dello
sviluppo e del progresso delle popolazioni più indigenti”.
A “La chiesa”
Destouches-Céline ci teneva. Ne propose il manoscritto all’editore Gallimard,
che non lo pubblicò ma lo apprezzò. Sei anni dopo, a seguire al successo del
“Viaggio al termine della notte”, lo stampò Denoël, l’editore del “Viaggio”.
Dullin e Jouvet, massimi teatranti dell’epoca, presero la farsa in
considerazione. Ma fu rappresentata solo a Lione, nel 1936. Senza successo.
Quando già Céline aveva rinunciato al teatro. Per non saper fare i dialoghi,
scriveva agli amici.
No, i dialoghi li sapeva
scrivere, per esempio nei romanzi e nei libelli. Ma era troppo animoso: la
ragione per cui non si ride alle sue farse è che la satira è insistita, cioè
piatta.
Louis
Ferdinand Céline, La chiesa,
Irradiazioni, pp. 150 pp.vv.
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