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Affondare con le pensioni – il golpe di Scalfaro
Affonda la Francia (soprattutto) sulle pensioni, ha rischiato di affondare
l’Italia nel 2011, sempre sulle pensioni. Salvandosi con la famosa riforma Fornero che
Mario Monti rivendica – ancora domenica sul “Corriere della sera” - a fronte
della crisi di Macron: “La riforma delle pensioni introdotta in Italia nel
2011, insieme ad altre misure incisive, ha permesso al nostro Paese di non
andare a fondo….”. Con la coda velenosa: “Malgrado l’istigazione all’odio (o
addirittura a delinquere) che Matteo Salvini ha profuso…”.
Vero. Vero anche che le pensioni andavano cambiate. Ma la riforma avrebbe
liberato l’Italia e non l’avrebbe probabilmente sprofondata nella stagnazione,
come avviene dal 2011, se fosse stata adottata vent’anni prima. Il famoso “scalone”
del primo governo Berlusconi, proponente Tremonti al Tesoro, con Mastella al Lavoro.
Si opposero i sindacati, naturalmente, ma soprattutto Scalfaro, il presidente
della Repubblica. Che ne approfittò per far cadere il governo dell’odiato Berlusconi
– da lui inatteso, al voto tutti si aspettavano la vittoria dell’ex Pci:
parlava con i sindacati, invitati al Quirinale, e mai con il governo. Finché non
ci pensò il “celodurista” Bossi, in canottiera, sporchiccia, il lombardista populista,
che rovesciò il governo - quello che lo aveva “sdoganato”, insieme agli ex
neofascisti di Fini.
La storia a volte è semplice, ma si dimentica. La riforma era sostenuta
da economisti eminenti, e di sinistra, come Paolo Sylos Labini, e Fiorella
Kostoris, nonché dal futuro ministro del Tesoro Padoa Schioppa - e infine
rimpianta da Prodi.
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