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domenica 28 settembre 2025

Ombre - 793

“Il debito Usa non fa paura ai mercati. L’indice Move, che misura la volatilità attesa sui titoli di  Stato Usa, è scivolato sui minimi degli ultimi quattro anni” – oh meraviglia, del “Sole 24 Ore”.
Dollaro ai minimi, fiducia ai massimi, come è possibile che nessuno (in Italia) sappia leggere la finta follia di Trump? È la pregiudiziale Pd, Trump canaglia? E se anche lo fosse, come non vedere che c’è metodo nella follia?


Come ogni anno da troppi anni Italia ultima per crescita economica, fra paesi euro e Ocse, sempre  al di sotto dell’1 per cento. Benché il costo del lavoro sia basso, forse il più basso. Di fatto è stagnazione e non crescita, ormai da un decennio abbondante – l’occupazione cresce per il turismo, a basso valore aggiunto. L’Italia soffre la quasi chiusura della Fiat, che colpisce anche il vasto settore automotive – e la solita, imbattibile, insolenza giudiziaria, nell’acciaio e affini.

Claudio Pagliara, oggi pensionato ex Inpgi, direttore dell’Istituto italiano di cultura di New York, racconta su “Review” alcuni scoop che non ha fatto quando era inviato della Rai. I tunnel di Hamas e il controllo totale di Gaza nel 2019, quando “le agenzie di stampa ancora parlavano di «sedicenti tunnel del contrabbando»”. E con gli islamici perseguitati in Cina, nello Xinjiang, nel 2018. Di cui però non ha detto o scritto quando era in attività. Si fa giornalismo solo del già detto.

“Se Israele avesse voluto davvero fare un genocidio”, spiega irridente l’ambasciatore americano aTel Aviv, Mike Huckabee, ex governatore dell’Arkansas, pastore battista, “ci avrebbe messo due ore e mezzo. Ha la capacità militare per farlo”. C’è anche un fondamentalismo cristiano, per il quale l’apocalisse approssima la seconda venuta di Cristo.

C’è in America una forte corrente cristiano-sionista - forse più che ebraico-sionista. Ma a ottant’anni da Hiroshima è questa la verità: per l’America, anche di chiesa, l’arma nucleare è una tra le tante. Non si utilizza per le radiazioni – ancora non si sono misurate con esattezza. Israele sicuramente la esclude, in uno spazio piccolo come Gaza. Ma a cavallo tra due oceani il rischio ancora non si calcola.

Racconta autorevolmente il “Corriere della sera” “le giravolte di Donald”, e “i danni auto-inflitti: così i suoi pensano al dopo”. Cioè i repubblicani? Che si tengono su (vincerebbero le elezioni di medio-termine se si tenessero fra un mese) con Trump. Il genere gossip, “Novella 2000”, applicato alla politica intristisce e non diverte.

Molta-folta partecipazione alla giornata pro Palestina, non solo attori e scrittori in cerca di visibilità, e molti disagi, a Roma forse più che a Milano, ma nessuna protesta, di automobilisti, negozianti e altri danneggiati. È quello che più dovrebbe pesare, il sentimento di acquiescenza. Ma dalla comunità ebraica non un ripensamento o una riflessione, eccetto che, parzialmente, a Venezia e Bologna, solo il riflesso condizionato dell’antisemitismo.

L’Italia, come la Germania, per ragioni storiche, non può in alcun modo incrinare il sostegno pieno a Israele – il governo, questo come un altro, non si pone nemmeno la questione. Ma il riconoscimento della Palestina, di Macron et al., dell’Onu, etc., è un omaggio di comodo – un impegno vuoto. Di fatto una dichiarazione d’impotenza: contano solo gli Stati Uniti – l’Occidente è gli Stati Uniti.

Si è persa l’abitudine, e la voglia, di votare perché non si saprebbe che cosa, non c’è politica – una proposta. Solo battibecchi, scenette da social. Cassese lo dimostra con due semplici dati. “Apatia” non è, “se si confronta il numero degli iscritti ai partiti, non più del 2 per cento della popolazione, con uelo dele eprsone impegate nel volontarato, stimato nel 9 per  cento”.quello delle persone impegnate nel volontariato, stimato nel 9 per cento”. E di politica parlano in pochi, “uno su due uomini, uno su tre se giovani 18-24nni”.

“«Perdono quel giovane killer». Il ruolo di «moglie devota» (Erika Kirk, la vedova, n.d.r.). È salita sul palco asciugandosi le lacrime”. Sprezzante pagina sul funerale di Kirk sul “Corriere della sera”, pure di una dei pochi corrispondenti a New York che non stano lì per “grazia ricevuta”, Viviana Mazza. Come per annettere anche Kirk alla sinistra. Quella di Cairo, l’editore furbo, anche finto – è come se lavorasse per la destra, ammesso che qualcuno lega ancora i giornali.

“Karen Attiah, “editorialista del «Washington Post», è stata licenziata”.  Si lascia credere a opera di Trump. Ma l’ha licenziata un giornale anti-Trump, perfino violentemente  - ogni giorno chiude l’edizione online con un grande Trump “The 7: Tracking Trump”, con sette storie di del governo Trump da abominare.


Si inneggia al ritorno del comico Kimmel licenziato dalla rete Abc in America, tacendo che che la rete ha recuperato alcune, non tutte, delle reti locali che si collegavano allo spettacolo serale del comico. Ci vogliamo martiri della libertà di stampa. Ma se non sappiamo cosa dire? 

“Il Sole 24 Ore” caparbio tiene conto ogni giorno in prima delle vittime a Gaza e in Cisgiordania. Gli altri giornali trasvolano – al più dando i numeri, ma con l’avvertenza “secondo Hamas, che governa la Striscia”, o “secondo l’Onu”, assimilata a Hamas. Poi il “Corriere della sera” fa una pagina disinvolta, con ampia foto: “A Sderot con vista sulle macerie di Gaza. Con sdraio e bibite. Due minuti di binocolo per poco più di un euro. Il posto è diventato meta popolare”. Ben più terribile di “La zona d’interesse”, la vita della famiglia Höss, il capo di Auschwitz, nella villetta accanto al lager.

Un attacco cyber minimo impedisce agli europei di volare. Ai ministeri di lavorare. O si prende i dati di una banca, o di tutte le banche. Viviamo la modernità nella precarietà. Con il computer che “si perde” file di giornate di lavoro. Con archiviazioni del tutto inaffidabili, il cloud che svanisce, l’hard disk che ammutolisce, e la pennetta degradabile, come già i cd-rom e i verbatim. Con un groviglio di fili attorno e sotto il computer. “Matrice criminale”, perché no, “pista russa”, certo, e magari solo goliardate.

Allarme e Berlino: “Germania sotto assedio digitale: spionaggio, sabotaggi e rasomware costano alle imprese tedesche 289 miliardi in un anno”. Se anche fossero un decimo, trena miliardi, un bel danno “marginale”. Si va più veloci, con perdite.

“La nostra prima serie, ‘House of Cards’”, spiega così il successo di Netflix il suo creatore, curatore e ceo di Netflix, “se non ci ha cambiato la vita, ci ha cambiato un bel po’ di abitudini. Mandata online tutta in una volta, ha condizionato il modo in cui le persone guardano uno show”. Forse per questo Kevin Spacey, interprete della serie insostituibile, è l’unico accusato di abusi sessuali che l’ha sfangata.

Si guarda il calcio in tv con sgomento: troppi “errori” che non possono essere errori, chiunque lo vede. Per giunta “errori” congiunti di arbitro e Var, cioè di tre arbitri insieme, e dell’occhio elettronico. Con la scusa dell’elettronica, che non sarebbe addomesticabile - mentre è falsaria per natura: millesimi di secondi, illuminazione, taglio del fotogramma\ripresa. Impossibile che sbaglino tutt’e tre – o quattro: non sono errori, è corruzione. Palese nella scelta di far giocare una squadra tre volte in sette giorni, e la concorrente tre volte in nove giorni. Peggio dei media c’è il calcio. Ma cos’altro rimane?

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