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Se le manifestazioni non vanno col voto
In dieci anni il partito Democratico ha
dimezzato i voti: ne aveva 11,5 milioni nel 2014, ne ha avuti 5,8 nel 2023.
Fatta la tara della minore propensione al voto, è sempre una perdita enorme. Ma
la stessa ridotta affluenza alle urne potrebbe essere un problema soprattutto
del Pd.
La tornata elettorale regionale potrebbe
non spostare i pesi politici: la Calabria e il Veneto, dopo le Marche, alla
destra, la Campania e la Puglia alle sinistre. Ma, anche qui, con qualche debolezza,
sostenendosi ora il Pd con i 5 Stelle nel “fronte largo”. I 5 Stelle sono tradizionalmente
deboli nelle elezioni locali, regionali comprese: chi li vota evidentemente non
si scomoda per le locali – sono nati come un movimento di protesta e tale
sostanzialmente restano. Ma nelle ultime hanno peggiorato la tendenza.
Ci sono dei travasi all’interno dei due
schieramenti. A destra gli 8,6 milioni di voti alla Lega (suo record) alle
Europe 2019 sono passati in gran parte nei 6,9 per Fratelli d’Italia cinque
anni dopo. Lo stesso si può presumere tra Pd e 5 Stelle. Che però hanno avuto
il loro picco alle politiche, nel 2018, non alle Europee l’anno successivo: se
è un elettorato rubato al Pd, è composto allora di gente che va a votare, non
si astiene.
Il calo del Pd non si spiega con le manifestazioni
in corso per la Palestina. Criticate dalle destre e sostenute e organizzate dalle
sinistre, Pd in testa - specie in quelle scolastiche, liceali. Che vedono large
partecipazioni, in tutte le città.
Ma questo è un fenomeno che andrebbe
studiato a parte, le statistiche non aiutano: perché tutte le città sono in
fermento, e poi al voto vincono le destre? Si sconti la “maggioranza silenziosa”,
che non protesta e poi vota. Si sconti l’ottobre degli studenti, quest’anno come
ogni anno dal 1968: un “rito di passaggio”, ogni anno con motivazioni diverse ma
di senso unico e preciso, aprire i ragazzi alla politica, alla coscienza
pubblica. Ma la due cose non spiegano tutto – e poi c’è la disaffezione.
La stessa pratica degli scioperi “nazionali”,
cioè dei raduni, con spreco di “Resistenza”, andrebbe analizzata. Cofferati, il
segretario Cigl che ancora più di Landini ambiva a un ruolo politico (fare il rianimatore
del Pci fresco di dissoluzione, come ora Landini, più modestamente, del Pd bicefalo,
mezzo rosso e mezzo bianco), era grande organizzazione di manifestazioni che
allora si chiamavano “oceaniche”. Ma non gli portarono fortuna – giusto fare il
sindaco a Bolgogna, che avrebbe votato chiunque purché “rosso”.
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