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Le archi-stronzate
Si rimedia – si prova – al Maxxi di
Zaha Hadid a Roma, assurda costruzione, con spreco gigantesco di energia, d’estate
e d’inverno, e di spazi, per lo più inutilizzabili, circondandolo di un Grande
Maxxi, “edificio sostenibile e multifunzionale, con parco urbano”, invece del cemento
e i duri ciottoli. Senza dirlo, “l’Architettura è sacra”: si dice archistar come
a dire arcivescovo, arcisanto.
Irrimediabile invece l’altro Grande Monumento
dell’era Rutelli – l’età dell’oro degli archistar: l’Ara Pacis di Richard Meier.
Un “complesso museale” tanto gigantesco, sproporzionato, invadente quanto inutilizzabile.
E doveva essere ancora più enorme, Sgarbi lo bloccò e ne ottenne il ridimensionamento
- in origine doveva scendere fino al Tevere, una sorta di Tuscolana d’architetto
(ignorando che tra l’Ara Pacis e il fiume scorre il Lungotevere, l’autostrada
urbana di Roma). Di uno che all’evidenza non ha mai dato un’occhiata, neppure da
turista veloce, all’Ara Pacis, né a piazza Augusto Imperatore e al Lungotevere –
mentre pretendeva di avere progettato, vendeva, “una struttura trasparente e integrata
con l’ambiente” (forse perché usava il travertino). Una cubatura mostruosa inutilizzabile
– salvo per una sorta di pianoterra-seminterrato, dove ogni tanto è possibile esporre
pannelli visibili e leggibili. Di mantenimento costosissimo.
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