skip to main |
skip to sidebar
Quando gli attori dovevano recitare
Una proposta rétro – la “solita commedia all’americana”
- che induce a una considerazione sorprendente: il lieto fine che usava un
tempo, il film è del 1958, costringeva attori e registi a dare il meglio di sé.
Sapendo dall’inizio che tutti sarebbero infine vissuti felici e contenti, il racconto
doveva coinvolgere lo spettatore con altri mezzi che non la suspense.
Regista e attori dovevano saper prendere lo spettatore con l’abilità scenica - è
il “problema” dei drammi e le commedie classiche, le pièces viste e riviste,
di cui cioè si sa tutto.
La storia è semplice: due vedovi, giovani e belli
benché con figli grandi, lei (Sofia Loren) di un malavitoso e lui (Anthony Quinn)
di una pazza, devono innamorarsi e sposarsi. Più scontato di così. Ma riescono, per
un’ora e mezza, a incuriosire.
Il ruolo della Loren era stato abbozzato per Anna
Magnani. Poi evidentemente adattato, senza le punte traumatiche. Ma Loren vinse
la coppa Volpi a Venezia quale migliore attrice. A 23 anni, quando il film fu
girato. Non era più la maggiorata vistosa, e sa fare tre ruoli: dapprima la
ragazzina sposata per procura che arriva dall’Italia ed è innamorata del marito,
poi la vedova sola e inavvicinabile, poi la risoluta risolutrice di tutte le
traversie che si oppongono al sogno.
Martin Ritt, Orchidea nera, Tv2000, Play2000
Nessun commento:
Posta un commento