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giovedì 2 ottobre 2025

Quando gli attori dovevano recitare

Una proposta rétro – la “solita commedia all’americana” - che induce a una considerazione sorprendente: il lieto fine che usava un tempo, il film è del 1958, costringeva attori e registi a dare il meglio di sé. Sapendo dall’inizio che tutti sarebbero infine vissuti felici e contenti, il racconto doveva coinvolgere lo spettatore con altri mezzi che non la suspense. Regista e attori dovevano saper prendere lo spettatore con l’abilità scenica - è il “problema” dei drammi e le commedie classiche, le pièces viste e riviste, di cui cioè si sa tutto.
La storia è semplice: due vedovi, giovani e belli benché con figli grandi, lei (Sofia Loren) di un malavitoso e lui (Anthony Quinn) di una pazza, devono innamorarsi e sposarsi. Più scontato di così. Ma riescono, per un’ora e mezza, a incuriosire.
Il ruolo della Loren era stato abbozzato per Anna Magnani. Poi evidentemente adattato, senza le punte traumatiche. Ma Loren vinse la coppa Volpi a Venezia quale migliore attrice. A 23 anni, quando il film fu girato. Non era più la maggiorata vistosa, e sa fare tre ruoli: dapprima la ragazzina sposata per procura che arriva dall’Italia ed è innamorata del marito, poi la vedova sola e inavvicinabile, poi la risoluta risolutrice di tutte le traversie che si oppongono al sogno.
Martin Ritt, Orchidea nera, Tv2000, Play2000

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