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mercoledì 1 ottobre 2025

Napoli esterno notte

Luce livida, tra note e preluce, sotto le nuvole e i fumi dei Campi Flegrei, nelle esumazioni pompeiane, nei magazzini polverosi dei musei, nei cunicoli dei tombaroli, in esterni grigi piatti, come se minacciasse pioggia, il Golfo, il mare piatto, facciate di palazzoni, silos immensi. E anche nelle scene animate: archeologi giapponesi che scavano da 22 anni sicuri di trovare una nuova Pompei (villa Augustea?), navi siriane con equipaggi siriani che scaricano il grano da Odessa, e il 115 e il 112 che rispondono pazienti alle impazienze dei chiamanti, specie donne impaurite, dai rumori, dal marito, fedeli penitenti che strisciano per terra. Un mondo quasi sotterraneo – il richiamo è dostoevskiano, a “Memorie del sottosuolo”. Come una panoramica insistita, di spezzoni di vita, a volo d’uccello muto sulla giornata grigia dei tanti senza nome, che dicono e fanno le cose che devono dire e fare. Nei gesti comuni, senza una dignità particolare. Una sorta di violenza non violenta, calamitosa.
Un’altra temporalità, vuole Rosi, il racconto di quello che siamo quando “non siamo”, non siamo personaggi, in una storia – “la terra intorno al Golfo è un’immensa macchina del tempo”. Fotografata e registrata quasi da solo per alcuni anni – una Napoli livida. Come una tranche de vie. Ma tutta sul grigio, piatto, anche lamentoso.  
Gianfranco Rosi, Sotto le nuvole

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