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venerdì 3 ottobre 2025

La resistibile ascesa di Smotrich e Ben Gvir

 Un’inchiesta giornalistica del “New York Times Magazine”, il settimanale del quotidiano, un anno e mezzo fa, il 26 maggio 2024. Esito di “un lavoro di anni”, di “centinaia d’interviste a militari, politici, giudici e agenti dei servizi israeliani”, con “decine di documenti portati alla luce”. Di cui la conclusione è questa del sottotitolo: “Come un movimento estremista ha conquistato Israele”.
L’inchiesta spiega le origini, la dottrina, le prime iniziative sul campo, e il deflagrare della colonizzazione forzata incontrollata, e quasi sempre spesso sostenuta, dalle autorità. Dalla polizia, dai militari e dai giudici di Israele. E dal presidente Chaim Herzog, padre del presidente attuale. Nei territori palestinesi ancora dopo il 1948, Gaza e Cisgiordania (si tace di Gerusalemme Est). Coagulata nel 1967, dopo la guerra dei Sei Giorni e la conquista israeliana di questi territori – con il Golan, e il Sinai. Con la nascita a ridosso della vittoria di “Gush emunim”, il Blocco dei fedeli, “determinato a colonizzare le terre appena conquistate”. Con una serie di atti di terrorismo, stragi per lo più, anche sacrileghe, impunite o allora blandamente. Fino a diventare la parte condizionate dell’ultimo governo Netanyahu, quello in carica da tre anni: a dicembre del 2022 per loro era fatta. Netanyahu, sotto processo, ha evitato la sicura condanna e dopo un anno e mezzo lontano dal potere ha formato il suo sesto governo poggiandosi sull’estrema destra. Con lo Smotrich sghignazzante che domina oggi i media, titolare formalmente delle Finanze ma “con l’incarco speciale di supervisionare la maggior parte delle attività del governo israeliano in Cisgiordania”. E con Ben Gvir ministro della Sicurezza Nazionale, uno con cui Netanyahu evitava di parlare appena due mesi prima di farsene una sorta di vice, “condannato più volte per avere sostenuto organizzazioni terroristiche”, nonché “autore di minacce di morte” contro il premier socialista Rabin, assassinato poche settimane dopo da un terrorista suo seguace, Yigal Amir (con la complicità forse dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interna: un suo agente infiltrato, finto terrorista, che sapeva tutto delle intenzioni di Amir, fu assolto nel 2000).
Una trattazione senza punte polemiche, ma terribile nella sua ordinarietà. Il sottotitolo è la verità della vicenda: come il male è facile – “banale”. Per una lettura deprimente, come quella dei tanti storici critici, anche israeliani: furberie e violenze prospettano che sembrano estratte dalla pubblicistica antisemita.

Romen Bergman-Marx Mazzetti, L’impunità dei coloni, Internazionale Extra Large, pp. 69 € 8

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