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domenica 12 agosto 2012

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (139)

Giuseppe Leuzzi

Il paradiso ai diavoli
È un autunno caldo. Siamo a Reggio con Ezio scendendo dalle montagne del Friuli, dove i funghi sono stati pochi. Siamo a Reggio dopo essere stati su per l’Aspromonte, dove i funghi erano pochi, per vedere i bronzi di Riace.
Fa ancora caldo e ne approfittiamo per un gelato sul lungomare. Il lungomare di Reggio era un celebre orto botanico, che in qualche modo sopravvive a due flussi ininterrotti di traffico. Sulla terrazza del caffè il cameriere raccoglie le cartacce lasciate dai ragazzi delle scuole, che all’uscita si fanno ancora un gelato, per ritardare il ritorno a casa, e le butte nelle siepi circostanti.
Sul lungomare due bus si sono fermati. Trasportano un’orchestra russa ospite della città. Sono giovani, ma più che dal gelato sono attratti dal mare. Dallo Stretto, con Messina per sfondo e i Peloritani, che il sole autunnale indora come un lago placido. Dalle acque trasparenti in città, che non avviene mai. E sono tutti in acqua, uomini e donne, si sono rapidamente spogliati, indosso gli indumenti minimi per la decenza. Nuotano e giocano.
Un’ora non sarà passata, il tempo di ammirare lo Stretto, ordinare il gelato, gustarlo, discutere col cameriere che butta le cartacce nelle siepi, che i giovani già ripartono. Asciutti, perché c’è un’aria secca su questo mare, lo Stretto è ventilato. Il mare in città, pulito e scenografico. Il paradiso ai diavoli.

Reggio
Le piante zirlano
Sul mare cristallino
La città anfana

L’unità è svanita a Reggio
Il Museo Archeologico di Reggio Calabria doveva essere riammodernato e reinaugurato nel marzo 2011, per il centocinquantenario dell’unità – forse perché la città stabilì il record dei si all’annessione nel 1861, solo quattro no? Era il maggiore impegno al Sud delle celebrazioni. Ma l’opera, finanziata con 17 milioni, è rimasta naturalmente incompiuta. Col risultato che il Museo è chiuso. Non si sa per quanto tempo, poiché per completare il riammodernamento ci vorranno almeno venti milioni.
Nelle more del (mancato) ammordernamento del Museo è circolata l’accusa che Reggio non merita l’opera: la città è lontana, è difficile da raggiungere, il Museo non ha visitatori, ha solo i bronzi di Riace, i bronzi sarebbe meglio esporli altrove. La soprintendente all’Archeologia Simonetta Bonomi, che peraltro è veneta, si è dovuta mobilitare per contare i visitatori: sono stati, nei due anni di lavori inutili, 2010-2011, almeno 218 mila, scuole escluse, benché del Museo siano visibili solo i bronzi, ospitati in una sala-laboratorio a palazzo Campanella, dove ha sede il Consiglio regionale.
Il vecchio-nuovo Museo delle Culture a Milano, che ospiterà le collezioni etnografiche sparse per la città, è invece in via di completamento: la costruzione, avviata nel 2010, sarà completata entro l’anno. Con un spesa di 42 milioni.
Il Museo di Reggio è stato costruito nel 1932, su architettura di Piacentini, in un anno e mezzo. Ha una collezione ricchissima, forse più del Museo di Siracusa. Con molti pezzi di richiamo: i bronzi di Rice e quelli di Ponticello,l’Apollo Aleo di Cirò, i Dioscuri di Locri, il kouros di Reggio, e una collezione unica di pinakes votive e apotropaiche della dea locrese Demetra-Persefone.
La statua gigante di Persefone fu trafugata da Locri nel 1911 da trafficanti tedeschi, e fu pagata in contanti, benché non potesse esibire certificazioni, dallo Stato Prussiano, che ne fece il pezzo forte del Pergamon, il museo archeologico “tedesco”.

Però, nel mese di agosto, che pure è pieno di turisti, magari famiglie reggine di ritorno, e curiose di vedere i Bronzi e gli altri reperti famosi del Museo, che si sapevano esposti a palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale: 1) il centralino di palazzo Campanella è automatico vocale, e quindi bisogna avere pronto un nome da compitare (la voce dirà anche: “Adesso la metto in contatto col centralinista”, ma niente avviene), 2) il numero verde 800 985 164 per prenotare la visita guidata “non è in servizio”, 3) gli uffici d’informazione ai turisti che è possibile reperire in rete hanno tutti numeri di telefono obsoleti, non più in esercizio; 4) il centralino del Comune non risponde se non al quinto tentativo, e non ha i telefoni degli uffici d’informazione; 5) il Museo archeologico non esiste in elenco, 6) molti siti sono stati dedicati ai Bronzi, al Museo, all’esposizione temporanea, ma tutte con riferimenti inutili.
La visita poi si rivela semplice. Il palazzo Campanella è di facile accesso, si parcheggia, i Bronzi sono nella sala d’ingresso, e anche la città non è male. Il Lido Comunale, a un euro d’ingresso, è pulitissimo, ordinatissimo, accuditissimo, con tutti i servizi, e l’acqua dello Stretto è trasparente – anche se Goletta Verde dice il contrario.

Sudismi/sadismi. Nell’ottobre 2009, preso atto delle infiltrazioni camorriste alle primarie del Pd in Campania, sulla prima pagina del “Corriere” Angelo Panebianco sostenne che bisognava commissariare “ampie zone del Sud”. Bisognava sospendere “la democrazia locale (comunale, provinciale, forse anche regionale)” e imporre “un commissariamento centrale”.
Panebianco si trova in compagnia eccellente. Bobbio – o Galli della Loggia? - voleva recintare alcune zone del Sud. Galli della Loggia – o Bobbio? - voleva separarle o metterle in quarantena.
Ma, allora, non sarà un problema di Scienza Politica invece che di Sud? Che Scienza Politica è quella che dice criminosa tutta la società?

Pentiti
Camilleri ha il diavolo pentito.

Dunque; c’è il pentito a rate, quello a orologeria o a comando, quello buono solo in parte, e quello non credibile. Negli Usa il pentito parla una volta sola, di fronte a più giudici e ufficiali giudiziari. In Italia parla in sacrestia, con un solo giudice, col giudice che si è scelto.

“Nel criminale si nasconde non tanto un ribelle solitario, quanto piuttosto un poliziotto”, è nota di Ernst Jünger a “L’Operaio”, in “Maxima-Minima”, p. 35.Ma ritagliata dall’osservazione: “Ciò si renderà subito evidente non appena conquisti il potere”. Sia pure quello minimo di accusare, abbattere, raggirare. Perché è nato servile: “Egli non è un anarchico, bensì un tipo sociale, ancora pù dipendente dalla società degli individui normali”.

leuzzi@antiit.eu

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