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lunedì 22 settembre 2025

Letture - 591

letterautore


Accelerato – Era il più lento dei treni italiani – lo è stato per un secolo e più, fino all’irrompere dell’Alta Velocità, che ha rivoluzionato anche il lessico dei treni ordinari. “Una denominazione ingiustificata a giudicare dall’orario ferroviario”, doveva dirlo uno scrittore austriaco a inizio Novecento, viaggiano per curiosità fino in Calabria, Friedrich Werner von Oestéren, “Povera Calabria”: “Nemmeno il treno «misto» potrebbe effettuare un numero maggiore di fermate o essere più lento”.
Il curatore di van Oestéren, Teodoro Scamardi, spiega in nota: “La definizione di accelerato risale alla classificazione del servizio ferroviario stabilito con un apposito decreto nel 1889. L’accelerato, per lo più di sola 3° classe e con una ridotta composizione del convoglio, effettuava tutte le fermate. Negli anni Settanta l’accelerato è diventato treno locale e poi, negli anni Ottanta, treno regionale. Il treno misto, la cui istituzione risale anch’essa ai primordi del servizio ferroviario, riguardava le linee ferroviarie secondarie a scarsissimo traffico di viaggiatori. I convogli erano costituiti da numerosi carri merci con solo qualche primitiva vettura per i passeggeri. Questi treni sopravvissero nella rete nazionale sino ala fine dell’Ottocento, in alcune linee secondarie sino agli anni Trenta e in alcune linee a scartamento ridotto sino al secondo dopoguerra”.
 
Forte dei Marmi – “Ugliancalda” nella fantasia di Gadda. A Citati che lo invita al Cinquale  Gadda scrive il 7 luglio 1964: “Poiché credo che di “Battifredo degli Ugliancalda (Forte Ronchi) non si parlerà, Le scrivo i miei saluti, pregandola di ricordarmi a Contini, se lo vede in questi giorni”.
In “Verso la Certosa”, p. 111 – e anche in “L’Adalgisa”, p. 323: “Il Battifredo d’Ugliancalda (dunque con due grafie. n.d.r.), sapete, è il nome che Riccardo Bacchelli ha dato al Forte dei Marmi  nel suo mirabile romanzo ‘Il fiore della Mirabilis’, dove celebra, di Versilia, la dura vita, la forte gente e il paese”.
 
Giustizia – “La nostra civiltà occidentale è fondata su tre pilastri: la scienza, la filosofia e la religione. I loro tre massimi protagonisti, Galileo, Socrate e Gesù, sono stati oggetto di processi formalmente legittimi, ma sostanzialmente iniqui”. Carlo Nordio, il ministro della Giustizia, uscendo dal giubileo della giustizia, indetto dal papa Leone XIV, con Virginia Piccolillo sul “Corriere della sera”.
 
Italia – “I primitivi italiani posseggono grazia e allegria perché sono italiani” – Anatole France, “La rivolta degli angeli”, p. 51.
 
Eleonora Duse recitava in teatro in giro per il mondo, dal Pacifico a San Pietroburgo, sempre in italiano, raccogliendo testimonianze come quella di Cechov alla sorella Maria Pavlovna – l’unica accanto a quattro fratelli: “Ho proprio ora visto l’attrice italiana Duse in Cleopatra di Shakespeare (“Antonio e Cleopatra”, n.d.r.). Non conosco l’italiano, ma lei ha recitato così bene che mi sembrava di comprendere ogni parola; che attrice meravigliosa!”.
 
Metastasio – “Poeta roano diventato star globale settecentesca”, Masneri in sintesi sul “Foglio”. Che Roma non conosce, e a Roma non ha dedicato niente, nemmeno un ricordino in una letterina. Via Metastasio è una viuzza, dal Campo Marzio a via della Scrofa (proprio dove c’era la – vecchia? - sede del Msi). In via dei Cappellari, al n. 30, dove sarebbe nato (si sa solo che era del quartiere Regola), c’è una targa. A fine Ottocento un comitato di quartiere volle per lui una statua. Che giace irriconoscibile nell’adiacente piazza della Chiesa Nuova, luogo di san Filippo Neri.
Lo aveva scoperto giovinetto un calabrese, Gian Vincenzo Gravia, Roma non ne altra memoria che le targhe civiche: niente studi e nemmeno rappresentazioni.   
 
Mussolini – Gandhi, che lo aveva incontrato, a Roma, ne 12931: “Mussolini è un enigma per me. Molte delle riforme che ha fatto mi attirano. Sembra aver fatto molto per i contadini. In verità, il guanto di ferro c'è. Ma poiché la forza (la violenza) è la base della società occidentale, le riforme di Mussolini sono degne di uno studio imparziale. La sua attenzione per i poveri, la sua opposizione alla superurbanizzazione, il suo sforzo per attuare una coordinazione tra il capitale e il lavoro, mi sembrano richiedere un'attenzione speciale. [...] Il mio dubbio fondamentale riguarda il fatto che queste riforme sono attuate mediante la costrizione. Ma accade anche nelle istituzioni democratiche. Ciò che mi colpisce è che, dietro l'implacabilità di Mussolini, c'è il disegno di servire il proprio popolo. Anche dietro i suoi discorsi enfatici c'è un nocciolo di sincerità e di amore appassionato per il suo popolo. Mi sembra anche che la massa degli italiani ami il governo di ferro di Mussolini” – in Gianni Sofri, “Gandhi in Italia”, pp. 90-91.
 
Petrarca  - È un elettrotreno, nello “schema enigmistico degli incastri” (Bartezzaghi): pETRarca – ma anche un’arca, di sapienza, un’arca veloce - “mentre una ‘chiave’, tra i ‘malli’ delle noci, circonda MaCHIAVElli”.
  
Goliarda Sapienza – A lungo moglie, convivente e collaboratrice di Citto Maselli, comunista e regista, di cinema. Di cui il film “Ruba al prossimo tuo” indignò Flaiano, recensore, a tal punto che si sentì male – dovette limitarsi al riso bollito e a mettersi a letto. Nella memoria di Masolino D’Amico, “il Venerdì di Repubblica”, 12 settembre.
 
Selfie – Ma l’inventore – dell’autore allo specchio – non è Petrarca? Cortellessa evidenzia la sbalorditiva scoperta leggendo sul “Sole 24 Ore Domenica” la nuova biografia di Petrarca, “La vita e il mondo”, di Luca Marcozzi - dopo quella che ha fatto testo per decenni dell’italianista americano Ernest H. Wilkins. Sant’Agostino dunque è l’inventore del genere, ma ad altri fini e in un’ottica non di pubblicità personale – peraltro una pagliuzza nella sua enorme “produzione”.
“Di nessuno”, riassume Cortellessa, “sappiamo quanto sappiamo di Petrarca, il quale ha accontato di sé in quaranta e passa volumi di letere in prosa ciceroniana…, più quelle spesso bellissime in versi oraziani….e le «segrete», sorprendenti ‘Sine nomine’, e poi un mare di trattati, epitome e soliloqui”.
Una costruzione di sé, progettata, artata “Insieme alla psiche del maschio d’Occidente, la più grande invenzione di Petrarca consiste proprio nel «self-fashioning» di un’autobiografia che si rimodella per ogni evenienza, e patologicamente mente su tutto”.
 
Trump –“Un uomo che è tao mille volte vicino al capitombolo, ma che poi sempre si è rialzato. Un piazzista, un colossale bugiardo che ha avuto come pochi altri l’abilità di rendere la propria leggenda la leggenda di tutti”: Massini, commediografo di successo, columnist di “la Repubblica” immune al reducismo del giornale, comune ai morenti, fa un Trump a tutto tondo, dopo averlo studiato,  a lungo evidentemente e in dettaglio, “Donald, storia molto più che leggendaria di un grande uomo” – uno spettacolo che porta in tournée, a Milano, Napoli, Genova e Firenze.  Aggiungendo: “Grandissimo spaccone e abilissimo venditore (si vede ogni mattina, scorrendo i suoi social, n.d.r.), non poteva che svettare. Ma qualcosa di simile era successo anche a Obama”.

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