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Accelerato – Era il più lento dei treni italiani – lo è stato per un secolo e più,
fino all’irrompere dell’Alta Velocità, che ha rivoluzionato anche il lessico
dei treni ordinari. “Una denominazione ingiustificata a giudicare dall’orario ferroviario”,
doveva dirlo uno scrittore austriaco a inizio Novecento, viaggiano per curiosità
fino in Calabria, Friedrich Werner von Oestéren, “Povera Calabria”: “Nemmeno il
treno «misto» potrebbe effettuare un numero maggiore di fermate o essere più
lento”.
Il curatore di van Oestéren, Teodoro Scamardi, spiega
in nota: “La definizione di accelerato risale alla classificazione del servizio
ferroviario stabilito con un apposito decreto nel 1889. L’accelerato, per lo
più di sola 3° classe e con una ridotta composizione del convoglio, effettuava
tutte le fermate. Negli anni Settanta l’accelerato è diventato treno locale e
poi, negli anni Ottanta, treno regionale. Il treno misto, la cui istituzione
risale anch’essa ai primordi del servizio ferroviario, riguardava le linee ferroviarie
secondarie a scarsissimo traffico di viaggiatori. I convogli erano costituiti
da numerosi carri merci con solo qualche primitiva vettura per i passeggeri.
Questi treni sopravvissero nella rete nazionale sino ala fine dell’Ottocento,
in alcune linee secondarie sino agli anni Trenta e in alcune linee a
scartamento ridotto sino al secondo dopoguerra”.
Forte dei Marmi –
“Ugliancalda” nella fantasia di Gadda. A Citati che lo
invita al Cinquale Gadda scrive il 7
luglio 1964: “Poiché credo che di “Battifredo degli Ugliancalda (Forte Ronchi)
non si parlerà, Le scrivo i miei saluti, pregandola di ricordarmi a Contini, se
lo vede in questi giorni”.
In “Verso la Certosa”, p. 111 – e anche in
“L’Adalgisa”, p. 323: “Il Battifredo d’Ugliancalda (dunque con due grafie.
n.d.r.), sapete, è il nome che Riccardo Bacchelli ha dato al Forte dei
Marmi nel suo mirabile romanzo ‘Il fiore della Mirabilis’, dove
celebra, di Versilia, la dura vita, la forte gente e il paese”.
Giustizia – “La nostra civiltà
occidentale è fondata su tre pilastri: la scienza, la filosofia e la religione.
I loro tre massimi protagonisti, Galileo, Socrate e Gesù, sono stati oggetto di
processi formalmente legittimi, ma sostanzialmente iniqui”. Carlo Nordio, il
ministro della Giustizia, uscendo dal giubileo della giustizia, indetto dal papa
Leone XIV, con Virginia Piccolillo sul “Corriere della sera”.
Italia – “I primitivi italiani posseggono
grazia e allegria perché sono italiani” – Anatole France, “La rivolta degli
angeli”, p. 51.
Eleonora Duse recitava in
teatro in giro per il mondo, dal Pacifico a San Pietroburgo, sempre in italiano,
raccogliendo testimonianze come quella di Cechov alla sorella Maria Pavlovna –
l’unica accanto a quattro fratelli: “Ho proprio ora visto l’attrice
italiana Duse in Cleopatra di Shakespeare (“Antonio e Cleopatra”, n.d.r.). Non
conosco l’italiano, ma lei ha recitato così bene che mi sembrava di comprendere
ogni parola; che attrice meravigliosa!”.
Metastasio – “Poeta roano diventato star
globale settecentesca”, Masneri in sintesi sul “Foglio”. Che Roma non conosce,
e a Roma non ha dedicato niente, nemmeno un ricordino in una letterina. Via
Metastasio è una viuzza, dal Campo Marzio a via della Scrofa (proprio dove c’era
la – vecchia? - sede del Msi). In via dei Cappellari, al n. 30, dove sarebbe nato
(si sa solo che era del quartiere Regola), c’è una targa. A fine Ottocento un comitato
di quartiere volle per lui una statua. Che giace irriconoscibile nell’adiacente
piazza della Chiesa Nuova, luogo di san Filippo Neri.
Lo aveva scoperto giovinetto
un calabrese, Gian Vincenzo Gravia, Roma non ne altra memoria che le targhe civiche:
niente studi e nemmeno rappresentazioni.
Mussolini – Gandhi, che lo aveva
incontrato, a Roma, ne 12931: “Mussolini è un
enigma per me. Molte delle riforme che ha fatto mi attirano. Sembra aver fatto
molto per i contadini. In verità, il guanto di ferro c'è. Ma poiché la forza
(la violenza) è la base della società occidentale, le riforme di Mussolini sono
degne di uno studio imparziale. La sua attenzione per i poveri, la sua
opposizione alla superurbanizzazione, il suo sforzo per attuare una
coordinazione tra il capitale e il lavoro, mi sembrano richiedere un'attenzione
speciale. [...] Il mio dubbio fondamentale riguarda il fatto che queste riforme
sono attuate mediante la costrizione. Ma accade anche nelle istituzioni
democratiche. Ciò che mi colpisce è che, dietro l'implacabilità di Mussolini,
c'è il disegno di servire il proprio popolo. Anche dietro i suoi discorsi
enfatici c'è un nocciolo di sincerità e di amore appassionato per il suo
popolo. Mi sembra anche che la massa degli italiani ami il governo di ferro di
Mussolini” – in Gianni Sofri, “Gandhi in Italia”, pp. 90-91.
Petrarca - È un elettrotreno, nello “schema enigmistico degli incastri” (Bartezzaghi):
pETRarca – ma anche un’arca, di sapienza, un’arca veloce - “mentre una
‘chiave’, tra i ‘malli’ delle noci, circonda MaCHIAVElli”.
Goliarda Sapienza – A lungo
moglie, convivente e collaboratrice di Citto Maselli, comunista e regista, di
cinema. Di cui il film “Ruba al prossimo tuo” indignò Flaiano, recensore, a tal
punto che si sentì male – dovette limitarsi al riso bollito e a mettersi a
letto. Nella memoria di Masolino D’Amico, “il Venerdì di Repubblica”, 12 settembre.
Selfie – Ma l’inventore
– dell’autore allo specchio – non è Petrarca? Cortellessa evidenzia la
sbalorditiva scoperta leggendo sul “Sole 24 Ore Domenica” la nuova biografia di
Petrarca, “La vita e il mondo”, di Luca Marcozzi - dopo quella che ha fatto testo
per decenni dell’italianista americano Ernest H. Wilkins. Sant’Agostino dunque
è l’inventore del genere, ma ad altri fini e in un’ottica non di pubblicità
personale – peraltro una pagliuzza nella sua enorme “produzione”.
“Di nessuno”, riassume Cortellessa, “sappiamo quanto sappiamo di
Petrarca, il quale ha accontato di sé in quaranta e passa volumi di letere in
prosa ciceroniana…, più quelle spesso bellissime in versi oraziani….e le «segrete»,
sorprendenti ‘Sine nomine’, e poi un mare di trattati, epitome e soliloqui”.
Una costruzione di sé, progettata, artata “Insieme alla psiche del maschio
d’Occidente, la più grande invenzione di Petrarca consiste proprio nel «self-fashioning»
di un’autobiografia che si rimodella per ogni evenienza, e patologicamente
mente su tutto”.
Trump –“Un uomo che è
tao mille volte vicino al capitombolo, ma che poi sempre si è rialzato. Un
piazzista, un colossale bugiardo che ha avuto come pochi altri l’abilità di rendere
la propria leggenda la leggenda di tutti”: Massini, commediografo di successo, columnist
di “la Repubblica” immune al reducismo del giornale, comune ai morenti, fa
un Trump a tutto tondo, dopo averlo studiato, a lungo evidentemente e in dettaglio, “Donald,
storia molto più che leggendaria di un grande uomo” – uno spettacolo che porta
in tournée, a Milano, Napoli, Genova e Firenze. Aggiungendo: “Grandissimo spaccone e abilissimo
venditore (si vede ogni mattina, scorrendo i suoi social, n.d.r.), non poteva
che svettare. Ma qualcosa di simile era successo anche a Obama”.
letterautore@antiit.eu
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