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giovedì 25 settembre 2025

Quando Hemingway si antivedeva

Il racconto, del 1936 (su “Esquire”, ripreso dalla rivista nello speciale dei suoi cinquant’anni nel 1973, scaricabile, anche in traduzione), rivisto casualmente nella sua prima trasposizione al cinema è un sorprendente Hemingway, che si racconta trentenne come un fallito, malgardo la celebrità e l’autorevolezza raggiunte, e senza futuro, se non di scoramento. Una sorta  di introspezione autopunitiva. E quasi un programma.
L’Hemingway di Gregory Peck accentua il realismo del racconto, essendo un falso Hemingway. Li occhi inevitabilmente sorridenti. Innamorato non di questa o di quella ma di Ava Gardner e Susan Hayward. Un set dichiaratamente falso, teatrale, che accentua il senso delle riflessioni. Che si presentano in forma di confessione a futura memoria: Peck-Hemingway, a caccia grossa in Africa, ferito a morte, racconta alla seconda non amata moglie, una donna ricca e volitiva, i suoi fallimenti: l’alcol, l’amore, la scrittura, “un solo libro buono” in tanto scrivere, la nostalgia dei primi anni a Parigi, spiantato e ammirato, due mogli e un amore vero rifiutato da giovane, un padre che per questo  gli profetizza sventura, e lo congeda regalandogli una carabina, arma che poi sarà fatale, la Spagna, la guerra. Il male di vivere.
Una vita vista come incapacità, fallimento, disperazione. In amore, nella scrittura, nell’alcol, e nella caccia grossa come sfida – invito – alla morte.
Impressionante, sembra un testamento, che Hemingway si sarebbe poi impegnato a rendere valido in ogni punto.
Henry King, Le nevi del Chilimangiaro, TV2000
The snows of Kilimajaro, https://classic.esquire.com/article/1973/10/1/the-snows-of-kilimanjaro
(leggibile anche in italiano)

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