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martedì 23 settembre 2025

Quando anche la sconfitta era colpa degli ebrei

Un tradimento, non c’è altra parola per la drôle de guerre 1939-1940 sul fronte occidentale. Non per un volontario della Grande Guerra, e grande invalido. E naturalmente: come poteva essere accaduto? Perché gli ebrei comandano – comandano in America, incongruità su incongruità, e quindi in Francia, tramite logge nemmeno tanto oscure. Tradimento, quindi, con complotto: sembra di leggere il giornale.
Per questa inconsulta deriva antisemita, il quarto dei “libelli” di Céline più non si pubblica – il vero titolo è “Le belle bandiere” (“Les beaux draps”), ma Pasolini lo aveva già adoperato per una raccolta di suoi interventi. Mentre sarebbe utile oggi, che di guerra si parla come della partita di calcio, e tutti sicuri di avere in tasca il risultato.
Un titolo ancora oggi sotto doppia censura. Il libello, il più lungo e argomentato dei quattro di Céline, uscì infatti nel 1941, nella Parigi sotto occupazione tedesca, in edizione limitata, in ambienti, anche, filonazisti. Quindi come un libello disfattista. Ma la drôle de guerre francese del 1939-40 fu talmente assurda da spingere anche Jünger, richiamato nella Wehrmacht, a osservazioni sarcastiche, specie in “Giardini e strade”. Non fu una vera guerra, chi aveva sperimentato il 14-18 non poteva che sorprendersi.
Censurarlo ancora forse non ha senso, tanto potrebbe (può) circolare sottobanco. Discuterlo invece sì. Tutte le sconfitte, si sa, sono “per tradimento”. Ma in questo caso, della sicumera francese e poi dell’inerzia o inefficacia, semmai ci fosse un tradimento sarebbe istruttivo. Molti oggi, in Europa, fanno “la faccia feroce”, ma quella era una raccomandazione borbonica, dell’arte della guerra come “ammuìna”, un po’ di confusione.
“La bella rogna” prende circa i due terzi dela pubblicazione.
Lunghi passaggi sono leggibili in stefanofiorucci.altervista.org.
Louis-Ferdinand Céline, Mea Culpa-La bella rogna, Guanda-D’Amico editore, pp. 200, € 19

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