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Quando anche la sconfitta era colpa degli ebrei
Un tradimento,
non c’è altra parola per la drôle de guerre 1939-1940 sul fronte
occidentale. Non per un volontario della Grande Guerra, e grande invalido. E
naturalmente: come poteva essere accaduto? Perché gli ebrei comandano – comandano
in America, incongruità su incongruità, e quindi in Francia, tramite logge nemmeno
tanto oscure. Tradimento, quindi, con complotto: sembra di leggere il giornale.
Per
questa inconsulta deriva antisemita, il quarto dei “libelli” di Céline più non si
pubblica – il vero titolo è “Le belle bandiere” (“Les beaux draps”), ma
Pasolini lo aveva già adoperato per una raccolta di suoi interventi. Mentre
sarebbe utile oggi, che di guerra si parla come della partita di calcio, e
tutti sicuri di avere in tasca il risultato.
Un
titolo ancora oggi sotto doppia censura. Il libello, il più lungo e argomentato
dei quattro di Céline, uscì infatti nel 1941, nella Parigi sotto occupazione
tedesca, in edizione limitata, in ambienti, anche, filonazisti. Quindi come un
libello disfattista. Ma la drôle de guerre francese del 1939-40 fu talmente
assurda da spingere anche Jünger, richiamato nella Wehrmacht, a osservazioni
sarcastiche, specie in “Giardini e strade”. Non fu una vera guerra, chi aveva
sperimentato il 14-18 non poteva che sorprendersi.
Censurarlo
ancora forse non ha senso, tanto potrebbe (può) circolare sottobanco. Discuterlo
invece sì. Tutte le sconfitte, si sa, sono “per tradimento”. Ma in questo caso,
della sicumera francese e poi dell’inerzia o inefficacia, semmai ci fosse un tradimento
sarebbe istruttivo. Molti oggi, in Europa, fanno “la faccia feroce”, ma quella
era una raccomandazione borbonica, dell’arte della guerra come “ammuìna”, un po’
di confusione.
“La
bella rogna” prende circa i due terzi dela pubblicazione.
Lunghi
passaggi sono leggibili in stefanofiorucci.altervista.org.
Louis-Ferdinand
Céline, Mea Culpa-La bella rogna, Guanda-D’Amico editore, pp. 200, € 19
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