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India nella morsa Cina-Pakistan-Arabia Saudita
Mentre Trump si crogiolava a Londra con i reali inglesi, a Riad il primo
ministro pakistano Sharif firmava col principe ereditario saudita Bin Salman un
accordo militare di reciproca difesa. Compreso lo scudo nucleare pakistano a difesa dell’Arabia Saudita.
Un accordo in chiave anti-Israele, e in linea con i disegni sauditi di
acquisire autonomia dalla protezione, e dal controllo, degli Stati Uniti. Anche
perché Trump, nella passata presidenza dieci anni fa, ha mostrato di non volere
più garantire, unicamente impegnato a favore di Israele. Ma che mina massicciamente
gli equilibri in Asia.
Nel soggiorno a Londra, dove ha trovato modo di magnificare le relazioni
personali col presidente cinese Xi e degli Stati Uniti con la Cina, Trump
avrebbe esposto uno scenario in cui l’Occidente, cioè l’America, si occupa dell’Occidente,
con l’America Latina e l’Europa, e i paesi asiatici, cioè la Cina, dell’Asia.
Se così fosse, l’India resterebbe isolata dopo l’accordo dell’Arabia col Pakistan.
L’India è stata uno dei primi grandi acquirenti di greggio saudita da una
decina d’anni a questa parte, da quando le finanze saudite erano esauste e il paese
minacciato dal fallimento. L’accordo militare saudita col è Pakistan tradizionale
nemico dell’India, è un atto quasi ostile. Il Pakistan è anche sempre più, secondo
New Delhi, un mandatario vassallo della Cina – malgrado le repressioni cinesi
dell’islam.
Il presidente indiano Modi ha tentato ultimamente delle aperture verso
la Cina, presenziando a Pechino alle celebrazioni cinesi della fine del secondo
conflitto mondiale. Ma senza esito apparente: restano i problemi bilaterali,
commerciali e territoriali (di confini sull’Himalaya), e l’alleanza di fatto di
Pechino con il Pakistan - nata in chiave anti-indiana.
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