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Scoppia la Cina, d’immobili e automobili
Dopo la bolla immobiliare, la bolla automobilistica? Serpeggia da un
anno circa, e ora è scoperta: crisi da sovrapproduzione. I piazzali sono sempre
pieni, i prezzi gareggiano al ribasso.
Una bolla più diffusa, e pericolosa, di quella, per l’occupazione e la
politica dei redditi, dei lavoratori dipendenti e dei concessionari. Ha
cominciato Byd, il maggior costruttore, a ridurre i prezzi per svuotare i
magazzini, e ha messo in crisi gli altri costruttori. Che reagiscono allo
stesso modo di Byd, con la guerra dei prezzi, anche quelli che non hanno scorte
così eccessive - e in più hanno aperto una controversia giudiziaria contro Byd,
il maggior prenditore, quasi monopolistico, dei sussidi statali – alla transizione
verde, all’occupazione, etc.
L’economia di Pechino, sempre “trionfante”, passa di crisi in crisi.
Pagata dalle finanze pubbliche. La Cina si magnifica, con la propaganda – ma
viene magnificata più di quanto si magnifichi, a leggere il “Global Times”, che
pure è il giornale di partito: non nasconde le cifre e la portata della
sovrapproduzione.
Di questo ingorgo però, curiosamente potrebbe fare le spese l’Europa, i
costruttori europei: Byd ha già puntato decisamente sul Vecchio Continente per
sgonfiare la bolla, a prezzi che nessun costruttore europeo può fronteggiare. E
le altre case seguono. L’Europa e non gli Stati Uniti, dove vigila il Trump dei
dazi.
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