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martedì 6 gennaio 2009

Il lungo tubo di Mosca

Quando il gas c'era solo da prenderlo
Solo per gli dei il caso non esiste, il loro è un Dio di verità. Per questo è terribile, non c’è verità che non sia distruttiva. Ma già Gesù aveva dei dubbi. L’ambasciatore conversa liberale con tutti, Nikita Rijov, per ognuno ha succose ribattute. Arcangelo concede:
- Con gli anabattisti è fallita la sola vera rivoluzione comunista, di popolo, non classista. Questo avvenne quando a Jan Matthijs, morto in battaglia, alla testa dei fratelli Moravi succedette il sarto Jan Beuckelsz di Leida, che estese il comunismo all’uso delle donne. C’è sempre negli ordinamenti umani un vizio, una frattura.
- Il peccato è grave non tanto per la concupiscenza in sé, quanto perché essa è fomes peccati, induce al peccato - Rijov sa anche di latino.
- Ma ogni speranza, eccellenza, non è perduta. La Scolastica usava il termine opus operatum, l’opera compiuta, per salvare l’effetto della grazia immanente a un sacramento dall’eventuale stato di colpa dell’amministrante: per quanto il prete sia un mascalzone, la messa resta valida. -E intende: così sarà del comunismo. - Dio resta eterno amante delle anime. Accanto alla chiesa visibile prospera l’invisibile.
Si celia, Arcangelo e l’ambasciatore indossano ideali parrucche incipriate, tra gli stucchi, le specchiere e i marmi fulgidi del pavimento:
- Il lusso è utile – Metello non si scandalizza, e del resto il lusso a villa Abamelek è vero, sobrio: - È l’anima dell’economia, da Mandeville a Sombart, Bernard de Mandeville, Marx compreso. - E fino a Rathenau: in un paese nel quale non ci sono più ricchi ci sarà solo gente pove-ra, molto povera, diceva Rathenau, che era banchiere e liberale. – Cancella il senso del limite, è la base dell’accumulazione. La regina Elisabetta ha un guardaroba di tremila abiti. In Germania si faceva ottima musica nelle corti, benché piccole. - C’è gente solida, molti del Partito: l’editore di Severo, Giancarlo Pajetta, Longo, Cossutta, che tiene la cassa, e Zagladin, che parla un amabile italiano. Sanno tutti del gas, è entrato nella grande politica. È la festa della rivoluzione d’Ottobre. Benché presidiata da addetti militari che le uniformi onuste di medaglie appesantiscono, le corazze fanno male al cuore: imitano il principe Menšikov, il cui busto Rastrelli gonfiò di decorazioni, ma hanno i volti cadaverici delle spie di fantascienza. L’ambasciatore, che non indossa medaglie, è se possibile più massiccio, ma si sa che i russi celano lo spirito in un corpo grande.
- I russi sono pazzi - è altra verità di Metello – potenzialmente. Domani l’ambasciatore potrebbe essere dichiarato pazzo, e sarebbe felice al manicomio invece che ai lavori forzati. – Forse per questo sono rigidi: non girano la testa ma il tronco, che non piegano. Il portamento è sempre grave, il gesto fisso, ci saranno scuole di posa. La rigidità si dice ieratica e invece è metafisica, è inalterata anche se ridono, fumano, bevono. - Se non fossero grossi e sovietici sarebbero snob disseccati, imitatori di nessun vezzo. I russi sono geniali perché vivono da sopravvissuti.
C’è il ministro del Commercio estero, onorevole Tolloy, che secondo Metello ha boicottato l’accordo per il gas in obbedienza alla Cia, e invece è presenza naturale, volendosi uomo di Mosca, vecchio carrista, socialista dell’Urss. Alla fine dei conti li ha costretti a ridurre il prezzo. Ogni anno con la festa i sovietici firmano l’accordo per importare i tubi dall’Italia, tubi d’acciaio non saldati per scavare i pozzi di petrolio, migliori di quelli tedeschi. Da quest’anno li pagheranno col gas, l’accordo è concluso. All’assemblea Montedison un socio ha potuto definire l’Ente “il lungo tubo di Mosca”, s’è tolta la soddisfazione. C’è il commendator Gentili, gli occhi chiari pieni d’allegria tra le rughe. Condivide il vizio di tenere le braccia conserte dietro la schiena alla maniera dei ragazzi, che ingobbiscono la figura invece di tenerla eretta. È interessato all’Africa. Lo diverte l’occupazione della Triennale a Milano, che ha presieduto:
- Si divertono, ma la creatività non si vede. Mentre i pochi finanziamenti, raccolti a fatica, si dileguano. Beh sì, sarà una provocazione.
Dino Gentili, fine figura di socialista, è mercante di stampo antico. Ha aperto il mercato cinese nel 1953, prima che il Pci ne pretendesse l’esclusiva. Viene da Cuba, ospite onorato della Tricontinental, per avere dal 1965 riaddolcito l’Italia con la canna di Fidel, invece della barbabie-tola autarchica. Ha portato a Nenni il premio Stalin, e l’ha riportato indietro dopo le rivelazioni di Krusciov, in dollari, forniti da Rizzoli. “Profitti di Mao, contanti per Nenni”, titolò Time del commendatore. È stato oppositore perfino frenetico di Mussolini, ma con diritto al passaporto in qualità di direttore della fabbrica di bottoni di Gurlago, a Bergamo, che sfruttava il brevetto tedesco della corozite, surrogato del corozo, la materia prima vegetale con la quale allora i bottoni si fabbricavano. E uomo di fiducia degli inglesi, per conto dei quali consegnava le medaglie alla me-moria e un piccolo contributo alle famiglie dei caduti per la Resistenza.
C’è l’onorevole Andreotti. Di tutti i crocchi è un gentiluomo piemontese che commercia il ferro, e oscuro spiega che si sarebbe potuto avere il doppio del gas:
- In venti anni sarò stato a Mosca almeno mille volte - dice, una dunque ogni settimana, escluse le Pasque, i Natali e i Ferragosti. Il raddoppio del gas, è un’idea.
(Il gas russo, che ogni anno è materia di controversia internazionale, è anche materia romanzata, con qualche proprietà esilarante, di più episodi di Astolfo, La gioia del giorno, editore Lampi di stampa. pp. 624, € 24,10, di cui pubblichiamo un estratto).

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